Cialtroneria di governo

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l'Unità, 12 apr. 2011

L'Editoriale di Pino Arlacchi

Il rifiuto della Commissione europea di convalidare la pretesa dell’Italia che i suoi permessi provvisori di immigrazione valgano sull’intero territorio dell’Unione è una prova ulteriore di quanto si sia ridotta la nostra influenza. Siamo ormai un paese retrocesso in serie B o C. Questo sicuramente anche a causa della scarsa credibilità di cui gode il nostro presidente del Consiglio.
Show come quello di ieri davanti al tribunale di Milano sarebbero sufficienti a determinare la fine di qualunque leader europeo.
Ma il rifiuto della Commissione è anche un riflesso della disastrosa politica migratoria condotta dal governo italiano negli ultimi tre mesi.

Solo un altro governo di destra, quello della Francia di Sarkozy, si è avvicinato al nostro per disumanità e demagogia. Sarkozy ha osato perfino iniziare la pulizia etnica verso la minoranza Rom, espellendola dal paese senza motivo. Politica non emulata ancora in Italia grazie quasi solo alla presenza della Chiesa cattolica e dell’associazionismo solidale di matrice laica.
Ma nel campo dell’improvvisazione e della cialtroneria il primato italiano è rimasto indiscusso, grazie al tocco leghista-berlusconiano sull’intera materia. Chi avrebbe potuto far sbarcare su un isoletta di 5mila abitanti altrettanti esseri umani senza muovere un dito per un paio di mesi? Senza attivare la protezione civile, senza un piano di alleggerimento immediato del sovraffollamento, senza inviare neppure una cucina da campo? Lasciando infiammare la situazione fino all’arrivo del Boss con navi e promesse al seguito?
Chi avrebbe potuto lanciare una campagna di paura gratuita e di odio xenofobo parlando del rischio di un esodo biblico dal Nordafrica come effetto della rivoluzione democratica in corso? Chi avrebbe potuto lanciarsi a testa bassa contro il resto dell’Europa, gridando alla mancanza di cooperazione e minacciando addirittura la nostra uscita dall’Unione, dopo avere convinto tutti che l’unica vera motivazione è lo scaricabarile, il fare fessi gli altri paesi senza assumersi alcuna seria responsabilità?
Certo, anche nella posizione europea verso i recenti flussi migratori giocano elementi di egoismo e di chiusura nazionalista, ma il modo ultimativo e demagogico in cui la questione della responsabilità condivisa è stata posta dal Boss ai nostri partner è stato decisivo nel farli chiudere a riccio.
E quanto ha detto ieri il ministro Maroni sul “senso” di stare in Europa non potrà che peggiorare la situazione. Che è già molto deteriorata come dimostra la veemenza con cui i nostri partner hanno subito utilizzato l’argomento più forte di cui dispongono nel contrastare la rivendicazione italiana di automatica redistribuzione degli immigranti sul suolo dell’Unione: l’Italia accoglie una quantità di immigrati e di rifugiati da 3 a 5 volte inferiore a quella della Germania, della Francia e degli altri paesi. Ciò a causa delle politiche restrittive in materia di accoglienza seguite dal governo negli ultimi anni, e che fanno sì che l’80% dei nuovi arrivati non abbia alcuna intenzione di rimanere in Italia.
Occorre perciò inaugurare, secondo il modo di vedere dei maggiori paesi europei, un corso di redistribuzione degli stock e non solo dei flussi di popolazione straniera che immigra in Europa.
In condizioni di negoziato più decenti di quelle attuali, non sarebbe stato difficile trovare un compromesso, stabilendo un minimo di concerto sui parametri da adottare per ciascuno dei 27 membri dell’Unione.
La discussione europea sull’immigrazione sarebbe sicuramente più razionale e civile se in uno dei suoi paesi non ci fosse di mezzo un partito anti-stranieri, la Lega, che pur rappresentando il 3% della popolazione, riesce a ricattare il restante 97% grazie ai reati del Capo dei Capi.
Si terrebbe conto, allora, che:
a) nonostante la truffa mediatica e governativa su un imminente esodo biblico dal Nordafrica, le probabilità che esso avvenga sono bassissime;
b) l’Europa è perfettamente in grado di fronteggiare un aumento, anche consistente, degli attuali flussi migratori. Ci sono risorse più che adeguate al riguardo sia nel bilancio dell’Unione che in quelli degli stati membri;
c) i flussi futuri non sono solo fronteggiabili, ma sono anche necessari al nostro continente. Se vogliamo mantenere gli attuali livelli di benessere e sicurezza sociale (pensioni in primo luogo) abbiamo bisogno di accogliere in Europa 2 milioni di immigrati all’anno per i prossimi 15 anni.
L’Italia, poi, si regge sul lavoro degli stranieri, e secondo il Ministero del lavoro, nei prossimi 4 anni il fabbisogno sarà di 100mila all’anno, che passeranno a 260mila nel periodo 2016-2020.
Perché non parliamo anche di questi dati, invece di spaventare gli elettori con gli sbarchi a Lampedusa?
 

 

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