l'Unità, 7 dic. 2012
di Pino Arlacchi
Come per molti altri Paesi ex comunisti, la più grande sfida per la Romania dalla caduta della Cortina di ferro in poi è stata quella di stabilire e rispettare i princìpi dello Stato di diritto. Benché la democrazia romena non abbia ancora raggiunto gli standard auspicati da molti romeni, bisogna riconoscere che nell’ultimo periodo si è verificato un salto di qualità estremamente positivo.
Questa primavera, la nuova coalizione social-democratica al governo è riuscita a sbarazzarsi di uno degli accordi finanziari più controversi di tutta l’Unione Europea. Mi riferisco allo schema di trading dell’energia denunciato dalla Commissione europea per diversi anni, senza che alcun precedente governo riuscisse a produrre fatti concreti al di là della solita retorica.
Come conseguenza del malgoverno e della corruzione associati a questo schema di trading intermediato, la Romania ha accumulato una perdita di oltre un miliardo di euro. Una cifra considerevole, sottratta dalle tasche dei contribuenti. Uno dei primi successi ottenuti dal primo ministro Victor Ponta dopo la vittoria elettorale è consistito proprio nella eliminazione di questa frode.
I princìpi dello Stato di diritto sono stati veri vincitori della crisi politica romena della scorsa estate. La procedura di sospensione del presidente Basescu è stata formulata rispettando scrupolosamente i dettami della Costituzione. Nonostante la stragrande maggioranza di votanti abbia richiesto le dimissioni del presidente (l’87% ha votato a favore del referendum), il governo in carica ha rispettato la decisione finale della Corte costituzionale, che ha deciso di non costringere Basescu a dimettersi poiché non era stato raggiunto il quorum del 50% necessario per conferire validità al referendum stesso. Guardando, inoltre, al numero di reclami registrati durante il referendum, questo voto è stato anche uno dei più trasparenti nella storia democratica della Romania.
Il prossimo grande test del rispetto del principio di legalità in Romania è fissato per il 10 dicembre, che è il giorno successivo alle elezioni politiche nazionali. Molti sondaggi prevedono un netto successo dell’attuale coalizione social-democratica, che potrebbe raggiungere la maggioranza assoluta attestandosi intorno al 60% dei consensi.
Ma il presidente Basescu ha già detto la sua, lanciando un’altra delle sue sfide alla Costituzione della Romania. Egli ha dichiarato che in tutta probabilità si rifiuterà di nominare primo ministro il leader della coalizione vincente.
L’invito di tutti quelli che in Europa hanno a cuore la democrazia romena, e l’invito mio personale al presidente, è di accettare senza indugi la coabitazione con qualunque leader venga eletto dalla maggioranza dei cittadini.
Sarà questo il test decisivo su cui si misurerà la qualità della legalità costituzionale della Romania. La sua violazione riporterebbe il Paese nella zona buia del passato.