L'Unione Sarda, 7 giu. 2013
Il capo dei capi aveva passato due anni nella cella bunker dell'Asinara
Per Totò Riina si tratta di un ritorno. Aveva infatti trascorso alcuni anni nella cella bunker dell'Asinara prima che l'isola diventasse Parco.
«Occorre fermare immediatamente l'arrivo di Riina e di metà di Cosa Nostra in Sardegna e a Sassari. Bisogna opporsi con tutte le forze a una decisione dissennata che rischia di provocare un danno gravissimo all'Isola sia sul piano sociale, che su quello economico e d'immagine. È un errore sotto ogni punto di vista, tecnico e politico. Significa considerare la Sardegna una colonia dove tutto è consentito».
L'ANNUNCIO Lo ha detto oggi in una conferenza stampa radiofonica su Radiolina, in collegamento da Bruxelles, il professor Pino Arlacchi, esperto internazionale di criminalità organizzata, assieme al deputato Mauro Pili (Pdl) che da tempo sta conducendo una personale battaglia contro la decisione di trasferire in Sardegna centinaia di mafiosi molti dei quali in regime di 41 bis. Pili oggi sarà a Sassari per una visita al nuovo carcere.
L'EUROPARLAMENTARE Arlacchi, una delle massime autorità mondiali in tema di sicurezza, guida l'Associazione per lo studio delle diverse mafie presenti nel mondo, amico dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, tra gli architetti della strategia antimafia italiana negli anni novanta, periodo in cui ha svolto il ruolo di consigliere del ministro degli Interni. Ha redatto il progetto esecutivo della Direzione investigativa antimafia (Dia), agenzia interforze coordinata a livello centrale. Arlacchi, euro deputato del Pd (era stato eletto nelle file dell'Idv) ieri è sceso in campo a sostegno di una mobilitazione bipartisan intrapresa da Pili il quale ha annunciato che «è dato per scontato negli ambienti penitenziari il trasferimento in Sardegna del boss dei boss Totò Riina, che dovrebbe arrivare entro il mese nel carcere di Bancali a Sassari».
L'APPELLO Arlacchi ha quindi lanciato un appello alle forze istituzionali: «Serve una posizione netta del Consiglio regionale e della Giunta. Occorre far valere davanti al ministro della Giustizia e al Governo le ragioni di un'Isola che non può essere trattata in questo modo. A Roma non possono pensare che i sardi strilleranno e poi si adatteranno. Significherebbe far vincere la politica coloniale dello Stato verso la Sardegna. Questo muro deve essere eretto immediatamente. Se a Sassari e Cagliari non ci saranno resistenze sarà difficile impedire che anche la Sardegna finisca nelle mani di Cosa nostra».
IL RITORNO La notizia diffusa da Pili, almeno per il momento, non ha trovato conferme. Per Totò Riina, a quasi 83 anni, si tratterebbe di un ritorno in Sardegna. Per lui, all'Asinara, era stato costruito un autentico bunker esterno al carcere di Fornelli dove il boss era l'unico ospite, non proprio desideratissimo. Arrestato a metà gennaio del 1993, a sei mesi dalla strage di via D'Amelio e a otto da quella di Capaci, il temutissimo capo dei capi, soprannominato “la belva" per via della sua crudeltà, a dicembre del 1995 Riina venne trasferito all'Asinara. Ci rimase alcuni anni, guardato a vista 24 ore su 24, in una stanzetta di due metri per tre, sino a quando non venne istituito il Parco nazionale. Da allora Totò “u curtu" (nomignolo legato alla sua altezza) ha cambiato spesso la sede della sua detenzione. (v. f.)