Servizio di Luca Di Trani, 20 mar. 2014
Abituato al silenzio o all’incoraggiamento da parte delle istituzioni europee nei confronti delle azioni dei “bravi ragazzi” di Kiev, ero ormai convinto di non trovare voci istituzionali di dissenso verso la politica ucraina, dettata dalle “buone intenzioni” americane.
Mi sono però dovuto ricredere conoscendo Pino Arlacchi, europarlamentare del Partito Democratico ed ex Vicesegretario delle Nazioni Unite.
- Come giudica la presa di posizione dell’UE nelle vicende ucraine?
- Credo che l’Unione Europea abbia commesso un grande errore, sta operando contro i suoi stessi interessi, per conto degli americani. E’ un gioco pericoloso che consiste nel creare un antagonismo con la Russia, di cui non ha bisogno nessuno ed in primo luogo l’Unione Europea stessa. Spero che questo sbandamento dell’UE venga riassorbito con la nuova Commissione e con il nuovo Parlamento.
- Crede che sia realmente un vantaggio per l’Europa e per l’Ucraina stessa entrare a far parte dell’Unione Europea e della NATO?
- E’ un’assurdità!
La metà della popolazione ucraina non ha alcuna intenzione di entrare né nell’Unione Europea, né nella NATO. Obbligare la metà del Paese a seguire questa linea, significa spaccare l’Ucraina, aumentare i conflitti e non ottenere in definitiva nulla se non l’esasperazione del confronto con la Russia ed un aggravamento di tutta la situazione internazionale.
- Crede che l’Europa possa realmente permettersi di offrire gli aiuti promessi all’Ucraina?
- Questo bisognerebbe chiederlo a chi ha messo insieme questo pacchetto di aiuti economici all’Ucraina. Io ho sollevato la questione in Parlamento, dicendo in primo luogo che si promettono soldi che non si hanno. Di questi undici miliardi di euro, 2 vengono dal bilancio dell’UE, un vero regalo all’Ucraina! In secondo luogo non c’è alcuna garanzia che l’Ucraina attuale con il suo assetto istituzionale, garantisca la restituzione di qualunque prestito. Non è stata posta nessuna condizione seria all’Ucraina, come la lotta alla corruzione o la confisca ed il rimpatrio dei beni imboscati all’estero dagli oligarchi ucraini.
- Il 19 marzo, a Rainews24, lei ha dichiarato che i media stanno creando “un nemico che non c’è” e che bisogna fermare il “partito della guerra”. Potrebbe spiegarci il suo punto di vista?
- Nel mio ultimo libro “L’inganno e la paura” indicavo l’esistenza di un partito della guerra composto dal complesso militare americano in alleanza con l’industria internazionale dei media. Essi sono fortemente interessati a creare nemici e a vendere paura. Vendere paura significa a sua volta vendere armi ed informazioni catastrofiche, che aumentano l’audience delle copie.
Credo che la vittima di questo meccanismo sarà proprio l’Unione Europea.
- Cosa ne pensa del discorso di Putin del 18 marzo?
- Penso che sia stato un discorso coerente e perfettamente comprensibile. Putin ha difeso gli interessi nazionali in un momento in cui vengono gravemente minacciati.
- Non crede che spesso il tema dei diritti umani sia utilizzato per ottenere i propri interessi geopolitici?
- Questo argomento viene usato solo quando fa comodo. Io sono un difensore dei diritti umani e mi batto per essi in Parlamento e fuori da esso ormai da decenni, ma sono abbastanza navigato per rendermi conto di quando questa causa venga tirata fuori a senso unico. I diritti umani sono stati completamente messi da parte quando si è trattato di sostenere le forze più eversive e violente della crisi ucraina. Quando i cosiddetti manifestanti sparavano sui poliziotti, quando si è tentato di raggiungere attraverso la piazza quello che non si è riesciti a raggiungere col metodo democratico, in Europa alcuni difensori dei diritti umani si sono girati dall’altra parte. Questo non mi piace, l’ho denunciato e continuerò a denunciarlo.
I diritti umani sono stati strumentalizzati per attaccare la Russia e ci siamo ritrovati con un governo di estrema destra egemonizzato da forze nazionaliste, fasciste ed antisemite. Ciò ha portato l’Europa ad una crisi dei rapporti con la Russia cosa di cui, in questo momento, non avevamo assolutamente bisogno.