www.europarl.europa.eu, 14 dic. 2010
Cambiare strategia in Afghanistan? Pino Arlacchi, ex-vice segretario generale dell'ONU e deputato europeo nelle file dei Socialisti e Democratici, è convinto che non solo è possibile, ma necessario. Il suo rapporto, che sarà discusso dal Parlamento mercoledì e votato giovedì, sostiene che l'opzione militare è ormai giunta al capolino, e solo un approccio civile garantirà che il governo afgano assuma appieno le sue responsabilità.
Onorevole Arlacchi, dopo un anno di lavoro: qual è il principale messaggio del suo rapporto?
Il messaggio è che l'UE dovrebbe iniziare ad avere idee proprie sull'Afghanistan. Troppi errori sono stati fatti, solo perché l'UE ha seguito gli USA.
Gli Stati Uniti sono nostri amici. Proprio per questo, abbiamo il dovere di dire loro quando sbagliano. E il più grande errore in Afghanistan è stato, finora, pensare di poter vincere con la forza militare, in un paese in cui è impossibile.
Dopo le conferenze di Kabul e di Londra si è finalmente accettato che l'approccio militare era fallito, e che bisognava mettere in atto una strategia civile. Sono contento che i colleghi di tutti i gruppi politici abbiano contribuito in modo costruttivo a questa strategia: il rapporto ora è più solido.
Qual è la situazione in Afghanistan oggi, rispetto al passato?
I tempi sono cambiati, con l'intervento internazionale sono arrivati aiuti massicci. Non ci sono solo truppe militari, ma anche cooperazione civile. Solo i contributi europei sono di un miliardo di euro all'anno.
Arriveranno ancora altri 4-5 miliardi, una somma più che abbondante per ricostruire il paese. Il paradosso, però, è che la situazione sociale ed economica non sta migliorando. Non è migliorata quasi per niente negli ultimi 10 anni. Il mio rapporto si chiede perché e propone adeguate correzioni.
Quali sono in concreto le sue proposte?
Solo il 20% dei fondi per lo sviluppo arriva alla popolazione, il resto si perde per strada. Questo è in parte dovuto alla corruzione del governo afgano. Ma la maggior parte di questi aiuti - voglio sottolinearlo - vengono spesi male, sprecati in duplicazioni, fatture, spese eccessive e non necessarie in sicurezza e consulenze. Siccome questi sono aiuti internazionali, siamo responsabili di intervenire e cambiare la situazione. Dobbiamo dare più fondi al governo afgano, almeno il 50%. L'obiettivo principale è la "afganizzazione" degli aiuti.
L'altro punto cruciale è il processo di pace. Abbiamo il dovere di sostenerlo e impegnare il governo di unità nazionale a mantenere il cessate il fuoco e negoziare l'accordo di pace, che è l'unica soluzione politica e diplomatica possibile. Il governo Karzai deve essere libero di scegliere chi sono i suoi interlocutori: se decide di coinvolgere i Talebani e altri gruppi insorgenti, dobbiamo rispettarlo.
Noi dobbiamo solo assicurare che Al - Qaeda sia fuori gioco, che la costituzione afgana e i diritti delle donne siano rispettati. E che la coltivazione d'oppio sia sradicata, perché questo è un interesse europeo. La ragione principale per cui dovremmo restare in Afghnaistan, è combattere la coltivazione di oppio. Perché 1 milione e mezzo di drogati attinge da lì.
Pensa che la pubblicazione di documenti segreti su Wikileaks possa mettere in pericolo vite in Afghanistan?
Sto leggendo i documenti che riguardano l'Afghanistan e non mi sembra. C'è stato un comportamento responsabile, sia da parte di Wikileaks che dei giornali che hanno ottenuto i documenti. Hanno cancellato tutti i riferimenti a posti e persone, per tutelarne la sicurezza: l'isteria collettiva è fuori luogo.