Pd, un ulteriore rinvio sarebbe disastro

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Il Quotidiano della Calabria, 5 giu. 2012

di Pino Arlacchi

1. Sono tornato ad occuparmi della mia regione dopo il rientro nel Partito Democratico e dopo un paio di decenni di assenza. Niente di strano. Non c'entra il ritorno alle origini. Al contrario, ciò che mi attrae è il senso di una nuova sfida. Era Madame de Staël, d'altra parte, che diceva che nella vita ci sono solo inizi.

2. Bene. Anzi, male. Perché questo nuovo inizio si scontra con ostacoli che non avevo previsto. Conoscevo la litania dei mali della regione. Ma non ero preparato a misurarmi con l'estensione a tutto campo del degrado. Non mi aspettavo una demoralizzazione così acuta della sinistra calabrese. Una sfiducia così profonda nelle proprie possibilità. Sono un avanzo di '68 e di vecchia sinistra. Ho sempre pensato, e continuo a pensare, che la leva principale per cambiare la Calabria è la forza di derivazione socialista e comunista, alleata con il meglio della tradizione cattolica. Trovare un partito così sfiduciato mi ha molto addolorato. E non mi ha consolato l'idea che è tutta la regione ad essersi curvata sotto il cielo basso del cinismo e della meschinità politica. Noi, popolo della sinistra calabrese, siamo sempre stati la punta più utopica, irriducibile e "altra" del movimento progressista dell'intero Paese. Non voglio farla lunga, ma è dal Risorgimento in poi che è così.
3. Ma chi crede nel progresso sa che il momento più buio della notte può anche essere quello che precede il mattino. Nonostante i decenni perduti che gli stanno dietro, il Partito democratico della Calabria ha comunque dentro di sé la forza di svoltare, di ritrovare il filo interrotto della storia lunga e fiera da cui proviene. E il congresso del 24 giugno è la sua grande occasione.
4. Dopo due anni di anarchia e di conflitti e di umiliante commissariamento, si intravede una via di uscita. Si è svolta una discussione interna dai toni vivaci ma sempre contenuta entro i binari della dialettica democratica. Sono emerse candidature rispettabili, di persone perbene, alla leadership del partito regionale. Iscritti, militanti e cittadini calabresi attendono solo il vaglio delle elezioni primarie per conoscere il nome del prossimo segretario. Non c'è stata alcuna rissa n'è scontro sopra le righe. Solo quel normale, benefico confronto di idee, posizioni e identità che sono il sale stesso della democrazia.
5. Sarebbe ben strano, e invero disastroso per il PD e per la politica calabrese, se qualcuno trovasse un pretesto per ritardare ulteriormente l'elezione del 24 giugno. Si tratterebbe di uno schiaffo alla dignità di un partito che si è già fatto abbastanza male da solo e che tenta di uscire dall'epoca delle sconfitte e della subalternità. E se tale rinvio delle primarie fosse suggerito da qualche circoletto romano e fosse accettato dai candidati, si tratterebbe di un atto di prepotenza centralista da un lato e di servilismo neocoloniale dall'altro. Che violerebbe platealmente il primo articolo dello Statuto del PD, che ne sancisce la natura federale. E che ricaccerebbe il PD regionale dentro il guscio delle sue peggiori tradizioni.

 

 

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