Paradisi fiscali e G20. Non creiamo facili capri espiatori

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«Le Nazioni Unite hanno anticipato di 9 anni l’ azione del G20 sui paradisi fiscali. Nel marzo del 2000, da Direttore dell’Ufficio antidroga ed anticrimine dell’ ONU, ho promosso la firma da parte di 34 giurisdizioni offshore di un accordo che li ha impegnati a lavorare assieme alle Nazioni Unite per adeguare le loro legislazioni agli standard internazionali di trasparenza finanziaria e di contrasto del riciclaggio» dichiara Pino Arlacchi,ex-vicesegretario generale dell’ ONU e responsabile sicurezza internazionale di Italia dei Valori. 

«L’ accordo coinvolgeva il 70% del mercato finanziario offshore, la cui dimensione era nel 2000 di 4mila miliardi di dollari.I provvedimenti attuali del G20 contro i paradisi fiscali, tuttavia, sono una misura necessaria ma relativamente poco influente sull’ uscita dalla crisi finanziaria internazionale. Dal mio lavoro all’ ONU è emerso come il problema centrale per la lotta al riciclaggio e all’ instabilità finanziaria è costituito dai centri “onshore”, cioè dalle maggiori piazze finanziarie mondiali di cui i paradisi fiscali sono solo una appendice. Occorre combattere, perciò, la finanza fuorilegge nei suoi snodi nevralgici senza creare facili capri espiatori».

 

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