Gazzetta del Sud, 1 ott. 2009
di Pino Toscano
Lo afferma l'europarlamentare Pino Arlacchi, secondo il quale simboleggiano il fallimento di trent'anni di governo calabrese, di destra e di sinistra.
"Dovrebbero essere in cima alle preoccupazioni delle pubbliche autorità ma la casta è interessata ad altro".
I Bronzi di Riace infiammano di nuovo il dibattito generale. Palazzo Piacentini, come si sa, dovrà restare chiuso a lungo per lavori e sorge il problema di sistemare adeguatamente le due statue. Sullo sfondo si agita la questione mai risolta della loro effettiva valorizzazione. Parte da quì l'intervista con Pino Arlacchi, reggino di Gioia Tauro, sociologo, europarlamentare dell'Italia dei Valori, già deputato nazionale e vicepresidente dell'ONU per la lotta alla droga.
Periodicamente, e sempre in coincidenza con un allarme sulla loro sorte, i due Guerrieri tornano a fare notizia.
"Lo spostamento, anche temporaneo, dei Bronzi è una questione di interesse pubblico, che riguarda tutti, non solo i calabresi. I Bronzi, infatti, sono patrimonio dell'umanità, ed i calabresi hanno la fortuna di ospitarli nella loro regione. Fanno parte della più grande eredità che abbiamo, quella della Magna Grecia, e dovrebbero essere in cima alle preoccupazioni delle pubbliche autorità".
Qual è la sua idea sulla discussione di questi giorni?
"Sono contrario a spostare i Bronzi per lungo tempo. Se devono essere restaurati, lo si faccia in tempi ragionevoli e noti fin dall'inizio. Ma è da irresponsabili spostarli dalla Calabria senza spiegazioni e senza preavviso. Se il motivo non è il restauro delle statue ma la chiusura del Museo di Reggio Calabria, sono sconcertato dall'assenza e dalla timidezza delle reazioni della politica locale. Spostare i Bronzi da Reggio per un paio di anni è una assurdità e una provocazione nei confronti della Calabria. I Bronzi di Riace non devono muoversi dalla Calabria senza un serio motivo. Sono stato favorevole alla loro esposizione al G8 della Maddalena - che poi non si è tenuto - per via del grande ritorno di pubblicità e di promozione turistica per la Calabria e per l'Italia. Ma si trattava di pochi giorni e di una circostanza eccezionale".
Mentre adesso...
"Sono sconcertato dal fatto che le amministrazioni pubbliche competenti non abbiano mosso un dito per evitare il trasferimento delle statue, e non siano in grado di dare chiare spiegazioni su ciò che sta accadendo. D'altra parte, non mi aspetto nulla da chi non è stato capace - in trent'anni - di trovare neppure una sede adeguata per due capolavori assoluti come questi. In qualunque altro posto dell'Europa sui Bronzi e sul Museo di Reggio si sarebbe costruita una reputazione alternativa a quella della 'ndrangheta".
Perchè quì non è successo?
"Evidentemente la casta politica locale è interessata ad altre faccende, cioè alle sue. I problemi della Regione sono l'ultima delle sue preoccupazioni. Il cosiddetto dibattito politico in Calabria è un chiacchiericcio sconclusionato su cosa fa Tizio rispetto a Caio, su Caio che si è allontanato da Tizio ed avvicinato a Sempronio. Non esiste alcun dibattito serio sul futuro della Regione, sui suoi terribili problemi, sulla sua drammatica arretratezza. Il silenzio della casta locale sui problemi della Calabria viene ottenuto lasciandola libera di gestire senza controlli la spesa pubblica. Con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti: lo sfascio della sanità e dell'ambiente, l'assenza di una politica di valorizzazione delle risorse, l'abbandono del patrimonio artistico ed archeologico".
E dunque, nella sua analisi, i Bronzi di Riace sono vittime della politica calabrese?
"Non c'è dubbio. Il caso dei Bronzi è la spia, un esempio di fallimento di una classe dirigente, di destra e di sinistra".