Mentre a Kabul piovono razzi l’eurodeputato Arlacchi punta sulla Turchia: «Ha le capacità e i contatti. Sosteniamola»
Il Piccolo, 18 nov. 2011
di Pier Paolo Garofalo
«Dobbiamo sostenere con ogni forza l’intervento della Turchia quale mediatore nello scacchiere afgano; premere su Ankara perché funga da facilitatore privilegiato di una soluzione pacifica dell’interminabile guerra: ne ha le possibilità». L’europarlamentare Pino Arlacchi, già Relatore del Rapporto Ue per la stabilizzazione del Paese asiatico e appena rientrato dalla nazione di Ataturk, è deciso nell’indicare quella che ritiene l’unica opzione realistica per tentare una svolta nella pluridecennale crisi. Lo fa mentre a Kabul continuano a piovere razzi sulla Loya Jirga, la Grande Assemblea di 2mila delegati, specie capi tribali, che dovrebbe consigliare il presidente Karzai su un accordo strategico con gli Usa e i passi da compiere nel processo di pace.
Professore, come giudica la situazione nel Paese?
È molto degenerata purtroppo rispetto a uno o due anni fa. Nonostante vi siano forze che genuinamente vogliono la pace, la sicurezza è peggiorata, basti pensare ai due razzi di oggi a Kabul; il malcontento verso le forze della Coalizione Isaf è cresciuto; la guerriglia è più aggressiva e la risposta militare internazionale sta perdendo in lucidità.
Può specificare?
Dopo la partenza del generale Usa McChrystal gli Stati Uniti hanno reintrodotto una dottrina basata sull’uso imponente della forza, tornando ai raid notturni, all’uso cospicuo di aerei senza pilota e forze speciali per provare a decapitare il movimento talebano ma alienandosi ancor più le simpatie della popolazione.
E il processo democratico?
È sempre bene sperare ma le possibilità di successo stanno diminuendo. Più che il lavoro della Loya Jirga credo sia pagante “scommettere” sulla Turchia quale mediatore con capacità e buoni rapporti con tutte le nazioni del teatro “AfPak”, Afghanistan-Pakistan. Ne parlerò al segretario generale Onu Ban Ki-moon.
A quale quadro dovrebbe attenersi tale piano?
L’Unione europea e i suoi partner dovrebbero puntare davvero su un governo di unità nazionale, discostandosi dalla politica Usa i cui piani di sganciamento militare sul terreno, puntando su raid “mirati”, nella situazione attuale porteranno solo a un ulteriore deterioramento tattico e politico, a un disastro. L’Ue dovrebbe cooptare i talebani, forzandoli al rispetto dei diritti umani e delle donne. Siamo realistici; come noi sappiamo di non poter vincere la guerra, altrettanto lo sanno loro: scenderebbero a patti.
Provocatoriamente viene da chiedersi: ma gli afgani vogliono davvero essere aiutati? E se lo meritano?
È nell’interesse dell’Europa che in Afghanistan si assesti un governo forte e stabile, agganciato alla moderna realtà internazionale, se non altro perché contribuirebbe alla lotta alla droga. Ricordiamocelo: nel Vecchio Continente 1,5 milioni di persone si drogano con l’oppio afgano.