Roma, 25 nov. 2014
di Pino Arlacchi
Sono semplicemente desolato per la perdita di una delle persone più importanti della mia vita. Luigi Bernabò, il mio amico ed agente letterario, se n'è andato oggi in punta di piedi, dopo una vita vissuta all' insegna del gusto per la bella scrittura e per la battaglia delle idee.
Luigi è stato il mio agente letterario dal 1992, e devo a lui la preparazione e la valorizzazione di tutti i miei lavori di successo, ed anche di quelli di minore clamore. Devo a Luigi lo stimolo a pubblicare anche quando non ero molto incline a farlo. Come nel caso de "Gli uomini del disonore" che non volevo far uscire quando è uscito, pochi giorni prima della strage di Capaci. Ero riluttante perchè quasi presentivo le tragedie di quel terribile 1992, e volevo avere le mani più libere, la testa più sgombra per affrontare le sfide dell'antimafia del tempo.
Luigi mi spinse, quasi mi obbligò a terminare in fretta il manoscritto per Mondadori perchè anche lui presentiva una imminente resa dei conti.
Giovanni Falcone doveva presentare il libro a Roma pochi giorni prima di Capaci, e quando decisi di rinunciarvi, Luigi fu determinante nel farmi accettare la proposta di Paolo Borsellino di presentarlo lui, come poi avvenne. Per Luigi - uomo e intellettuale della sinistra radicale (quella vera) - doveva essere quello il nostro modo di contribuire allo scontro di civiltà in atto.
Non era un uomo di compromessi. Se credeva in un autore, era pronto a giocarsi i migliori rapporti con i vertici di qualunque casa editrice per vederne riconosciuti i meriti.
Era di una onestà professionale ed intellettuale assoluta. La franchezza di Luigi con un amico-autore come il sottoscritto poteva essere irritante, spietata, ma finiva sempre col rivelare il suo movente di empatia e di affetto.
Fu Luigi Bernabò a costringermi a portare a termine il mio lavoro più recente, "l' Inganno e la paura". "Hai scritto il libro più eversivo degli ultimi trent'anni. Ma c'è il rischio che nessuno se ne accorga. Soprattutto se ti rimetti a fare politica, e non ne curi la traduzione inglese".
Anche in questo caso, Luigi ha avuto ragione. Negli ultimi anni i nostri rapporti si sono allentati, perchè ero imbarazzato nel dover riconoscere di fronte a un grande intellettuale che avevo un pò tradito, mettendomi a fare politica come tanti, quel comune amore per le narrative di verità cui lui è rimasto fedele nelle sue opere e nei suoi giorni. Fino alla fine.