Roma, 26 nov. 2014
di Pino Arlacchi
Ci voleva Papa Francesco perché nel Parlamento europeo risuonasse finalmente un discorso sferzante, profondo e senza riguardi per nessuno sui mali del pianeta e sui modi per combatterli. Il linguaggio di Francesco non è stato quello di un semplice capo religioso, attento a restare entro il recinto delle cose di fede, ma quello di un ideale Presidente del mondo che non teme di parlare a nome della coscienza universale a proposito di immigrazione, guerre, massacri, terrorismo, mercato e perfino di Europa ed europeismo.
L'audacia di molte delle sue parole mi ha lasciato senza fiato: non ho mai ascoltato un'autorità pubblica che abbia osato anche soltanto nominare il terrorismo di Stato come matrice dell' ISIS e dei massacri mediorientali.
O che abbia denunciato con tanta forza il degrado del progetto europeo, la forza distruttiva del mercato, e lo strapotere di una superpotenza che si arroga il diritto di farsi giustizia da sola in ogni angolo della terra.
Non è un Papa comunista. Francesco va molto aldilà e al di sopra delle ideologie storiche. È' il primo Presidente mondiale della storia.