"Undicesima edizione del Premio intitolato a Giovanni Losardo: anche quest'anno, al centro della manifestazione, patrocinata dal Parlamento europeo, i temi della legalità e dell'impegno sociale".
"Serve ricordare che la 'ndrangheta è un problema di tutti", ricorda Pino Arlacchi, presidente onorario del Premio.
L'ultimo treno per la Piana si chiama Europa. Non ha dubbi Pino Arlacchi, eurodeputato del Pd, nel descrivere le prospettive del comprensorio degli ulivi. Nel corso di una iniziativa a Bagnara, organizzata dalla sezione locale guidata da Giusy Versace e
dai Giovani Democratici di Nino Castorina, c'erano tantissimi dirigenti democratici pianigiani ed il professore prestato alla politica ha parlato molto del porto gioiese e delle possibilità di sviluppo.
«Quando guardo le statistiche relative al Pil calabrese e vedo la curva in discesa ha spiegato Arlacchi non posso che provare un moto di rabbia. Dall'Ue arrivano centinaia di milioni di euro e non si riesce a spenderli, per gravi incapacità di questo governo regionale che non impiega neppure il 2o% del plafond».
Su Gioia Tauro l'europarlamentare ha parlato chiaramente di «risorsa italiana e per tutto il Mediterraneo.
BAGNARA - « Abbiamo tutte le risorse possibili per consentire alla Calabria di voltare pagina». Ha esordito così Pino
Arlacchi all’incontro organizzato dal circolo bagnarese del Pd in collaborazione con i gruppi reggini Giovani Democratici e Socialisti & Democratici.
CETRARO – Questa sera l'appuntamento è con il premio internazionale Losardo. Il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, ha concesso come è noto il patrocinio, conferendo all'evento un ulteriore grado di importanza. Schulz ha confermato tale
volontà con un lettera inviata all'europarlamentare Pino Arlacchi. «Lo scopo del vostro evento – scrive Schultz –che consegna riconoscimenti a persone impegnate nella promozione della cultura della legalità, collima fortemente con il Parlamento europeo. Le
organizzazioni criminali, in generale, non sono ristrette ai soli confini nazionali, ma si infiltrano nella società a livello internazionale, minacciando i cittadini, le economie e le istituzioni dello Stato».
Per la Sezione internazionale del Premio, il “Gabbiano d’oro” andrà al parlamentare europeo, politico e diplomatico sloveno Ivo Vajgl, attualmente membro della Commissione per gli Affari esteri al Parlamento europeo. Per la Sezione Autori, il “Cristo d'argento”, simbolo del Laboratorio Losardo, andrà allo scrittore calabrese Domenico Gangemi. Per la Sezione Giornalismo, il Premio Losardo sarà attribuito a Valentina Loiero, attualmente capo ufficio stampa del presidente della Camera Laura Boldrini; Carlo Macrì, firma del Corriere della Sera, e Gianfranco Manfredi, esperto di fenomeni criminali, che ha lavorato negli anni ’80 a L’Unità in Calabria e da
inviato in Basilicata, Sicilia e Puglia. Infine, per la Sezione Impegno sociale e Legalità il Premio Losardo andrà al magistrato Michele Prestipino e alla Fondazione “Angelo Vassallo”
Il capo dei capi aveva passato due anni nella cella bunker dell'Asinara
Per Totò Riina si tratta di un ritorno. Aveva infatti trascorso alcuni anni nella cella bunker dell'Asinara prima che l'isola diventasse Parco.
«Occorre fermare immediatamente l'arrivo di Riina e di metà di Cosa Nostra in Sardegna e a Sassari. Bisogna opporsi con tutte le forze a una decisione dissennata che rischia di provocare un danno gravissimo all'Isola sia sul piano sociale, che su quello economico e d'immagine. È un errore sotto ogni punto di vista, tecnico e politico. Significa considerare la Sardegna una colonia dove tutto è consentito».
L'ANNUNCIO Lo ha detto oggi in una conferenza stampa radiofonica su Radiolina, in collegamento da Bruxelles, il professor Pino Arlacchi, esperto internazionale di criminalità organizzata, assieme al deputato Mauro Pili (Pdl) che da tempo sta conducendo una personale battaglia contro la decisione di trasferire in Sardegna centinaia di mafiosi molti dei quali in regime di 41 bis. Pili oggi sarà a Sassari per una visita al nuovo carcere.
L'EUROPARLAMENTARE Arlacchi, una delle massime autorità mondiali in tema di sicurezza, guida l'Associazione per lo studio delle diverse mafie presenti nel mondo, amico dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, tra gli architetti della strategia antimafia italiana negli anni novanta, periodo in cui ha svolto il ruolo di consigliere del ministro degli Interni. Ha redatto il progetto esecutivo della Direzione investigativa antimafia (Dia), agenzia interforze coordinata a livello centrale. Arlacchi, euro deputato del Pd (era stato eletto nelle file dell'Idv) ieri è sceso in campo a sostegno di una mobilitazione bipartisan intrapresa da Pili il quale ha annunciato che «è dato per scontato negli ambienti penitenziari il trasferimento in Sardegna del boss dei boss Totò Riina, che dovrebbe arrivare entro il mese nel carcere di Bancali a Sassari».
CAGLIARI. «Occorre fermare immediatamente l’arrivo di Riina e di metà di Cosa Nostra in Sardegna e a Sassari. Bisogna opporsi con tutte le forze ad una decisione dissennata che rischia di provocare un danno gravissimo all’isola sia sul piano sociale, che economico e d’immagine. È un errore sotto ogni punto di vista, tecnico e politico. Significa considerare la Sardegna una colonia dove tutto è consentito». Lo ha detto oggi in una conferenza stampa radiofonica su Radiolina in collegamento da Bruxelles il professor Pino Arlacchi, esperto sul contrasto alla mafia, assieme al deputato Mauro Pili (Pdl) da tempo in prima linea nel contrasto della decisione di trasferire in Sardegna oltre 600 mafiosi di cui 300 del regime 41 bis. Arlacchi, una delle massime autorità mondiali in tema di sicurezza umana, presidente dell’Associazione per lo studio della criminalità organizzata, amico dei giudici Falcone e Borsellino, è stato presidente onorario della Fondazione Falcone, tra gli architetti della strategia antimafia italiana negli anni novanta del XX secolo e consigliere del Ministro degli Interni. Ha redatto il progetto esecutivo della DIA, la Direzione investigativa antimafia (Dia), agenzia interforze coordinata a livello centrale.
Si è aperto a Palermo un processo inutile, basato su indizi deboli, prove e testimoni dubbi. Al suo centro c’è una cospirazione a tutto campo che non è mai esistita. Una vera trattativa tra i vertici dello Stato italiano e quelli di Cosa Nostra negli anni dal 1992 al 1994 non c’è mai stata. Per la semplice ragione che in quegli anni erano lo scontro e la complicità, e non il negoziato, a dominare i rapporti Stato-mafia, e per la ragione aggiuntiva che per la prima volta erano le forze della legalità che si avviavano a prevalere, forse definitivamente, sulla grande delinquenza organizzata. Lo scontro era esistenziale e senza margini di compromesso. Da un lato c’erano non solo la mafia, ma l’intera gamma dei poteri criminali italiani con le loro coperture nelle istituzioni. Tutti in allarme massimo. E dall’altro c’erano pezzi larghi dello Stato decisi a far prevalere la giustizia e la legalità senza sconti per nessuno.
Oscurare questi fatti e il loro contesto -l’Italia negli anni del crollo della Prima Repubblica, con l’ intera classe dirigente allo sbando sotto i colpi di Mani Pulite al Nord e dell’Antimafia al Sud – è irresponsabile. Ed altrettanto lo è l’elevazione di un episodio minore, quali i contatti privi di copertura politica tra alcuni carabinieri spregiudicati ed alcuni confidenti mafiosi, ad un negoziato complessivo tra i vertici dello Stato ed i Corleonesi per farli desistere dalla scelta stragista.
L’epilogo della tragedia siriana si avvicina, dimostrando che la maggior parte degli esperti aveva visto giusto. Nessuna ribellione armata può prevalere contro un governo che dispone di apparati della sicurezza che non si disintegrano né si dividono in modo significativo, e che è quindi in grado di usarne la forza contro gli insorti. Anche se questi ricevono armi ed aiuti logistici e finanziari dall’esterno, e si dimostrano validi combattenti. E il caso della Siria ha confermato questa regola.
Sulla vittoria in breve tempo dei ribelli siriani avevano scommesso - con importanti eccezioni come quella della Germania - quasi tutti i governi europei più gli Stati Uniti e le tirannie petrolifere del Golfo. L’intransigenza di questa posizione è stata finora completa. A nulla sono valsi gli avvertimenti dei servizi di intelligence, fin dall’inizio molto scettici sulla presunta debolezza di Assad. In nessun conto sono state tenute le crescenti atrocità sui civili commesse dalle formazioni ribelli, che hanno eguagliato le efferatezze dei soldati di Assad.
Al Pe conferenza con amministratori Calabria, Abruzzo e Molise
(ANSA) - Bruxelles, 14 mag. 2013- La sfida prioritaria per il Mezzogiorno rimane riuscire a utilizzare al meglio i fondi strutturali dell'Ue, le uniche risorse ''sicure'' in tempi di crisi economica, per rilanciare la crescita e l'occupazione. E' il messaggio che arriva da Bruxelles, dove al Parlamento europeo si e' svolta una conferenza a cui hanno partecipato numerosi amministratori locali e regionali di Calabria, Abruzzo e Molise.
Palazzo Santa Lucia cancella finanziamenti per centinaia di imprese dell'Agro, mettendo a rischio circa 5mila posti di lavoro: l'europarlamentare Pino Arlacchi apre un'inchiesta interna a Bruxelles per capire come sono stati commessi degli illeciti in Regione Campania. Tutto era iniziato insieme a una class action contro Palazzo Santa Lucia e in particolare con una causa nei confronti di Stefano Caldoro, governatore regionale. Insieme al rappresentante scafatese, Michele Raviotta, si era tenuta una riunione lo scorso 15 dicembre negli uffici della Eco Mac in via Galileo Ferraris. L'onorevole Pino Arlacchi aveva deciso di incontrare gli imprenditori di 159 aziende per discutere la strategia da adottare, dopo la revoca degli incentivi arrivata dalla Regione.
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Non sono una persona complicata. La mia vita pubblica ruota intorno a due cose: il tentativo di capire ciò che mi circonda, da sociologo, e il tentativo di costruire un mondo più decente, da intellettuale e militante politico.
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L'Antidiplomatico, 24 Aprile 2020
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