Metto a disposizione dei lettori di questo sito la mia lettera (pubblicata dal Quotidiano della Calabria, 13 sett. 2013), all'Assessore alla Cultura della Regione Calabria.
La risposta dell'assessore Caligiuri alla mia lettera al Presidente della Regione in cui riassumo i motivi della imminente messa in liquidazione della società "Progetto Magna Graecia" - nata per valorizzare il patrimonio archeologico regionale e ora in agonia - conferma in pieno quanto sostengo a proposito delle responsabilità sue personali e del governo regionale.
Caligiuri, inoltre, omette due circostanze fondamentali.
La prima è che l'azionista di maggioranza di "Magna Graecia" è la Regione Calabria stessa. La quale in un primo momento mi coinvolge in un progetto ambizioso di buongoverno, capace di far decollare buona parte dell'economia della Calabria attraverso la messa a frutto del suo maggiore tesoro, e poi mi nega i mezzi per farlo partire.
Occorre perciò una bella faccia di bronzo per affermare di aver riposto grandi speranze nella mia persona e nel mio ruolo di deputato europeo, e di essere rimasti delusi nel momento in cui si sono accorti che la mia unica strategia era quella di far affidamento sulle risorse della Regione invece che su quelle dei privati e dell'Unione Europea.
La seconda omissione, infatti, è che Caligiuri non dice che alla data del mio primo incontro con lui e Scopelliti , nell'estate 2010, si trovavano a sua disposizione fondi europei per oltre 250 milioni di euro da spendere nell'area dei beni culturali entro il 2014. Il nostro accordo consisteva perciò nel dotare la società di un fondo di partenza di 30-50 milioni di euro con i quali intraprendere interventi di alto profilo, a partire dalla riqualificazione e messa in fruizione di quanto già esiste nei musei e nei parchi della Calabria e si trova in stato di quasi abbandono.
Questo colpo d'ala iniziale ci avrebbe permesso di superare quella barriera di credibilità che ostacola qualunque cosa venga intrapresa in Calabria, dandoci accesso, nel medio-lungo periodo, non solo ad ulteriori fondi europei, ma anche a donazioni private.
Provate ad immaginare la reazione del Dipartimento Affari Regionali di Bruxelles o quella di un grande donatore di fronte ad una richiesta di finanziamento nel 2010, nel momento in cui la Regione si trovava già a detenere fondi comunitari di tale entità da far impallidire i bilanci dei beni culturali di interi Stati europei!
Dove sono finiti, allora, questi fondi tra il 2010 ed oggi? Non è un mistero. È la principale ragione della mia incazzatura. Gran parte di essi sono semplicemente scomparsi perché tagliati a grossi tranci dalla Commissione Europea in quanto non finalizzati. Per mancanza di progetti, idee, e voglia e capacità di buongoverno.
L'assessore Caligiuri ha preferito l'umiliazione di un taglio degli stanziamenti alla loro destinazione in investimenti di lungo periodo sulle strutture del nostro patrimonio archeologico, anche attraverso Progetto Magna Graecia.
Perché Caligiuri non ha mosso un dito, dopo aver dichiarato ai quattro venti che Magna Graecia era un ottima cosa?
Perché, evidentemente, ha fiutato il pericolo che si facesse sul serio. Se avesse mantenuto la parola, si sarebbe davvero rischiato, a quest'ora, di avere la Magna Grecia calabra sull'orlo del riconoscimento UNESCO. E di ritrovarsi con i beni archeologici rimessi in sesto e diventati il fiore all'occhiello di una comunità regionale e di tutta la diaspora calabrese nel mondo.
Il pericolo era che ciò avvenisse senza una ferma presa sui benefici e sui beneficati, e senza una esclusiva identità dei beneficiari di tutta la storia.
Meglio, allora, volare basso e in solitario. Come sempre. Accontentarsi dell'effetto annuncio. Far balenare, ma mai praticare i progetti di buongoverno. E proseguire distribuendo risorse pubbliche a pezzettini, ad amici, clienti, ed amici degli amici.
E così ho risposto a chi si stava chiedendo dove sono finiti i fondi che non sono stati tagliati dall'Europa e sono rimasti in Calabria.
Pino Arlacchi
Strasburgo, 12 settembre 2013