Roma, 25 nov. 2014
di Pino Arlacchi
Sono semplicemente desolato per la perdita di una delle persone più importanti della mia vita. Luigi Bernabò, il mio amico ed agente letterario, se n'è andato oggi in punta di piedi, dopo una vita vissuta all' insegna del gusto per la bella scrittura e per la battaglia delle idee.
Luigi è stato il mio agente letterario dal 1992, e devo a lui la preparazione e la valorizzazione di tutti i miei lavori di successo, ed anche di quelli di minore clamore. Devo a Luigi lo stimolo a pubblicare anche quando non ero molto incline a farlo. Come nel caso de "Gli uomini del disonore" che non volevo far uscire quando è uscito, pochi giorni prima della strage di Capaci. Ero riluttante perchè quasi presentivo le tragedie di quel terribile 1992, e volevo avere le mani più libere, la testa più sgombra per affrontare le sfide dell'antimafia del tempo.
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Roma, 14 nov. 2014
di Pino Arlacchi
L’ Unione europea soffre in questi mesi di un attacco di russofobia acuta. Un attacco che riflette la nevrosi del governo americano e dei suoi media sul tema, e che ci sta inondando di cattiva informazione. Elenco qui di seguito alcuni degli stereotipi più diffusi sulla Russia, e cerco di metterne in luce l’infondatezza. Valutate voi il danno che ne deriva alla nostra politica estera, alla nostra economia e alla nostra stessa cultura.
1) Con la crisi ucraina, la Russia si è isolata dal resto del mondo, che ha quasi unanimemente disapprovato la sua condotta verso Kiev.
Bene. Nel momento in cui alle Nazioni Unite -dopo il referendum nel quale il 90% della popolazione della Crimea si è pronunciata per un ritorno alla madrepatria - è stata messa ai voti una risoluzione di condanna dell’ “aggressione” russa, una grande parte degli stati membri si sono rifiutati di votarla. Tra questi la Cina, il Brasile, il Sudafrica, l’ Egitto, l’ Iraq e perfino Israele. Un mese dopo che gli USA e l’ Unione europea avevano escluso Putin dal summit del G8, il leader russo veniva accolto calorosamente dai paesi BRICS riuniti a Fortaleza. Questi paesi rappresentano quasi la metà della popolazione mondiale, e questa settimana Putin è stato un membro più che rispettato del vertice APEC di Pechino, prima di recarsi alla riunione dei G20 in Australia la prossima settimana.
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Il sociologo Pino Arlacchi prova a inquadrare storicamente la vicenda che oggi coinvolge Giorgio Napolitano
Panorama.it, 25 ott. 2014
I pubblici ministeri della Procura di Palermo rilanciano l’ ennesimo documento di 21 anni fa sull’ennesima minaccia mafiosa di 21 anni fa all’ennesima alta autorità italiana. Il pm Di Matteo ha chiesto alla Corte del processo Stato-mafia di rivolgere domande a Napolitano su un rapporto del servizio segreto militare che nel 1993 riferiva del rischio di un attentato contro di lui, all’epoca presidente della Camera.
Rilevanza del documento? Zero. Esso può sembrare importante solo a chi ignora il contesto di quegli anni. Tra il 1991 e il 1994 non è quasi passata settimana senza che minacce, progetti veri e falsi di attentato, allarmi più o meno fondati, lettere anonime di ogni risma non venissero alla ribalta. La matrice era per lo più mafiosa. Ma c’erano anche i compagni di strada di Cosa Nostra che temevano di fare la sua stessa fine sotto i colpi di maglio dell’ offensiva giudiziaria. Ci sono stati anni nei quali si sono trovati sotto accusa più di 5mila soggetti distribuiti lungo tutto l’ arco della delinquenza.
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Roma, 19 ott. 2014
di Pino Arlacchi
Dopo una pausa post-elettorale, necessaria per riposare e riflettere, mi sento pronto per un nuovo inizio. Riprendo perciò da oggi il filo della comunicazione con amici, elettori e simpatizzanti tramite Facebook, Twitter e il mio sito.
L’ occasione per tornare in campo mi è stata fornita ieri da un incontro molto intenso con gli amici di Napoli e provincia organizzato da Peppe Barra con il suo solito entusiasmo travolgente e “pirotecnico”. Ho rivisto sindaci, amministratori, intellettuali e imprenditori provenienti da 22 comuni e desiderosi di continuare il comune impegno civile e politico.
Il meeting è stata una significativa riconferma del valore di quanto realizzato assieme nelle battaglie intraprese negli ultimi tre anni. Una rete di persone di buona volontà, PD e non PD, che mi hanno scelto come loro punto di riferimento continueranno a dimostrare fiducia e speranza per lo sviluppo del territorio e per la crescita dell’ etica politica in uno degli ambienti più dissestati dell’ Italia. Abbiamo festeggiato con il Sindaco di Frattaminore, Enzo Caso, l’ evento della premiazione del suo comune come uno dei più virtuosi della Campania, ed abbiamo parlato di elezioni comunali e regionali.
Saremo presenti, e faremo sentire il nostro peso, in tutti i processi che porteranno alla creazione delle liste, dei candidati e dei programmi. Cercheremo di far valere in ogni sede il significato delle nostre stelle polari della legalità e dello sviluppo.
Con l’ affetto di sempre
In questo filmato mostro il lavoro che ho fatto all'ONU in continuità con il mio precedente impegno antimafia in Italia.
Politicar, Termolitv.it, 14 Maggio 2014
Pino Arlacchi: "[...] Stiamo creando un nemico dal nulla. La Russia è un paese europeo, dopo la caduta del comunismo è un paese capitalistico, e semidemocratico. Non abbiamo un contenzioso di nessun tipo con la Russia, non c'è alcun problema di incomprensione o ostilità, né di tipo territoriale, né di tipo economico e politico.
Perché dobbiamo trasformarlo in un nemico nell'arco di tre mesi, soltanto per fare un piacere agli americani che hanno interessi divergenti dai nostri? Questa è la domanda che io sto rivolgendo alla Ue e che spero di trasformare in un fatto politico nella prossima legislatura[...]".
Pino Arlacchi a Teleradioerre, 29 apr. 2014
Intervista di Michy De Finis, nel corso della trasmissione Chiaro di Luna
(AGI) - Caltanissetta, 22 apr. 2014 - "Nell'85 il giudice Falcone mi disse di aver appreso da Buscetta che il vero capo della mafia era Giulio Andreotti". Lo ha affermato, il professore Pino Arlacchi, consulente della Dia all'epoca delle stragi del '92 e 93, deponendo al processo "Borsellino quater" in corso a Caltanissetta. "La componente adreottiama secondo me e Falcone, era collegata al Sisde e a Bruno Contrada. Era lui, l'ex 007, il capo di questa parte dello Stato che remava contro", ha detto in aula Arlacchi, e ha sostenuto: "Con Falcone ne parlavamo spesso. Per esempio poco dopo il fallito attentato all'Addaura, Falcone mi disse: ti metterai a ridere ma penso che sia stata la prima persona che mi ha telefonato dopo l'attentato, ovvero il presidente del Consiglio Andreotti. Mi è sceso giu' un brivido lungo la schiena. Questa nostra convinzione che Andreotti ricoprisse un ruolo di primo piano, era emerso anche dalle risultanze che avevano portato al maxi processo.
Tuttavia - ha proseguito il teste - fino a quando non c'erano prove inoppugnabili, Falcone era contrario ad un processo. Poi lo sviluppo delle indagini condotte sia da Falcone che da altri investigatori andarono tutte verso la stessa direzione". Arlacchi ha anche riferito in aula, che un ex agente della Cia gli disse che "c'erano stati diversi incontri fra Andreotti e alcuni capimafia. Nello studio di Andreotti c'erano delle microspie".
(AGI) - Caltanissetta, 22 apr. 2014 - "Il giudice Borsellino temeva che con l'arrivo di un nuovo ministro la lotta alla mafia avrebbe subito un freno. Scotti era stato forte. Qualsiasi avvicendamento, a prescindere dal colore politico, destava in lui preoccupazione". Lo ha detto Pino Arlacchi, consulente della Dia all'epoca delle stragi, sentito oggi al processo "Borsellino quater" a Caltanissetta. "A poche settimane da Capaci, dopo che Scotti annunciò la candidatura del magistrato a capo della Procura nazionale antimafia, mi disse che non avrebbe accettato. 'Non posso farlo perché mia figlia sta male, ha bisogno della mia presenza', disse".
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(AGI) - Caltanissetta, 22 apr. 2014 - "Dopo la morte di Falcone, Borsellino era consapevole di quello che sarebbe successo e che l'eredità investigativa di Falcone sarebbe ricaduta sulle sue spalle. Avevamo una mappa della mafia ben precisa e in questa mappa c'era anche il gruppo andreottiano che comprendeva i fratelli Lima. Borsellino sapeva che prima o poi fra Stato e mafia si sarebbe arrivati alla resa dei conti". Lo ha detto il professore Pino Arlacchi, ex consulente della Dia, deponendo a Caltanissetta, nel processo Borsellino quater.
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