L'Unità
di Pino Arlacchi, 8 feb. 2009
Stiamo vivendo momenti epocali, che possono essere paragonati solo agli anni tra 1943 e il 1947, quando fu creato l’ordine mondiale a guida americana che è durato fino a pochi mesi fa. Gli anni della nascita dell’ONU, della NATO, della Banca Mondiale, del Fondo Monetario, del Piano Marshall.
Siamo ora in mezzo a un fervore creativo di progetti, iniziative, incontri e summit che riflettono i nuovi assetti del potere internazionale. Gli Stati Uniti scendono, la Cina e l’India salgono, l’Europa si afferma come potenza civile, la Russia ritorna a contare, e il Brasile e il Sudafrica emergono come potenze regionali riconosciute.
Angela Merkel ha avanzato una grande proposta di governo della globalizzazione che seppellisce il modello capitalistico americano in favore della formula europea, basata su quella economia sociale di mercato che informa le strutture e le politiche dell’Unione. Il piano Merkel auspica la creazione di una specie di ONU economica e finanziaria. Un ‘idea cui non mancano i consensi perché sostenuta da anni da vari paesi del Terzo Mondo.
La proposta Merkel si accompagna a quella di Sarkozy sulla regolazione del prezzo internazionale del petrolio, ed alle politiche di Obama e del governo cinese che vogliono costruire nei loro paesi un welfare universale simile a quello che vige da noi da oltre mezzo secolo.
Dall’altra parte dell’Atlantico sono appena accadute cose pressoché impensabili. Il nuovo presidente ha distrutto in pochi giorni, con i primi atti del suo mandato, i pilastri dell’era Bush.
Alla conferenza di Monaco le due maggiori minacce alla sicurezza mondiale - la nuova guerra fredda con la Russia e la soluzione militare delle tensioni con l’Iran - si sono nettamente ridimensionate. Un nuovo ordine globale, più giusto e pacifico, basato sulla convergenza di Europa, Cina e Stati Uniti, comincia ad intravedersi.
E l’Italia. Cosa fa l’Italia, settima potenza mondiale, Presidente del G8, paese fondatore dell’Unione Europea? L’Italia semplicemente non c’è. E’assente politicamente e perfino fisicamente dalle sedi dove si sta preparando la nuova architettura mondiale. Non si ha notizia di una proposta italiana, di una idea italiana, di una partecipazione significativa italiana a decisioni che impegneranno tutti noi per almeno una generazione.
Il capo del governo è occupato in una campagna elettorale permanente. Il ministro degli esteri pare ormai rassegnato all’irrilevanza dell’Italia e sua personale, e viene colto regolarmente in vacanza, come un turista qualunque, allo scoppio delle crisi internazionali. Non riesce neppure ad essere ricevuto da Hillary Clinton, che ha trovato il tempo di incontrare perfino il Presidente dell’Albania. Siamo scivolati dalla seconda alla terza fila del proscenio globale ed è ora di lasciar perdere l’idea di diventare membri permanenti di un nuovo Consiglio di Sicurezza.
Pino Arlacchi