IL GAP DI CIVILTA’ TRA GLI STATI UNITI E L’ EUROPA

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 di Pino Arlacchi

3 Ottobre 2017

Lo stragista di Las Vegas non viene da Marte, ma dalle viscere della società americana, troppo riluttante a mettere sotto controllo e svalutare la violenza. E troppo arrogante per imparare dalla vecchia Europa il mestiere di vivere meglio.

   Vivere, cioè, riducendo sempre più la violenza nei rapporti umani.

   Gli Stati Uniti sono una società avanzata solo in superficie. Per ciò che riguarda alcuni basilari standard di progresso e di rispetto per i diritti umani, sono indietro di secoli rispetto a noi. Non sono stati  ancora capaci di imboccare la strada che l’ Occidente europeo, il  Giappone e vari stati asiatici hanno iniziato a seguire più di 600 anni fa, con la costruzione del monopolio statale della violenza nei loro territori.

      Monopolio che inizia con la proibizione del trasporto e dell’ uso privato delle armi da fuoco, e che prosegue con l’ espulsione della violenza dalla vita quotidiana. Da lungo tempo ci siamo sbarazzati dei duelli, delle vendette di sangue, delle faide, dei delitti d’onore. E stiamo riducendo anche le violenze contro donne, vecchi e bambini.

Le armi, in Europa, non vengono usate quasi più neppure dalle forze di polizia. Si sono quasi azzerati, da noi, i casi di uccisioni da parte della forza pubblica, contro i 900-1000 cittadini tolti di mezzo ogni anno dalla polizia americana.

     Qualcuno l’ha chiamato processo di civilizzazione.  Altri lo chiamano progresso dei diritti umani.

      Certo è che una società senza monopolio pubblico della forza è una società incivile, dove ciascuno si sente intitolato a farsi giustizia da sé, e dove l’ ordine viene mantenuto dalla polizia, dalla paura di finire in prigione e dal timore della ritorsione nemica.

   Sapete quanti arresti avvengono negli USA ogni anno? Circa 10 milioni. Il 3% della popolazione finisce ogni anno in galera, e per alcune categorie come gli adolescenti, i neri ed i poveri questa cifra è molto più alta.  Un cittadino americano tra i 30 ed i 34 anni, se è bianco e con bassa istruzione, ha il 28% di probabilità di finire almeno una volta in carcere. Ma se è nero il tasso sale all’ incredibile cifra del 68% (fonte, vedi Eberstadt qui sotto, pag. 140).

    Una democrazia non è tale se tiene sotto minaccia di incarcerazione intere categorie della sua popolazione. E se permette l’acquisto, la detenzione e la circolazione di 300 milioni di armi automatiche senza alcun serio controllo.

   Sapete quanti sono i detenuti presenti nelle carceri americane? Oltre 2milioni. 7 volte e mezzo la percentuale europea. Il primato mondiale, come mostra la tabella che segue rinvenibile in https://en.wikipedia.org/wiki/United_States_incarceration_rate, (riferita a qualche anno fa, ma oggi la situazione è ancora peggiore).

     Poiché i detenuti sono in maggioranza giovani maschi in età lavorativa, la loro presenza in galera contribuisce a gonfiare l’ esercito dei 7 milioni di adulti americani senza lavoro, e che non entrano nelle statistiche sulla disoccupazione. Chi volesse approfondire l’ argomento può leggere N. Eberstadt, Men Without Work, America’s Invisible Crisis, Templeton Press, 2016.

    Avete idea, allora, di quanto durerà l’ allarme per la strage di 50 persone inermi a Las Vegas da parte di un non-terrorista?

    Durerà pochi giorni, come in tutti i casi precedenti. La strage è troppo vicina ai fondamentali della (in)civiltà americana.

 
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Pino ArlacchiNon sono una persona complicata. La mia vita pubblica ruota intorno a due cose: il tentativo di capire ciò che mi circonda, da sociologo, e il tentativo di costruire un mondo più decente, da intellettuale e militante politico.

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