(ANSAmed) - Strasburgo, 14 dic.2011 - «La bocciatura da parte del Parlamento Europeo dell'Accordo sulla pesca tra Ue e Marocco è una vittoria della giustizia internazionale. Insieme a pochi altri colleghi ho guidato una campagna contro la disinformazione e l'ignoranza circa i veri temi in ballo nell'Accordo di pesca».
Lo dichiara in una nota l'eurodeputato Pd/S&D ed ex vicesegretario generale ONU Pino Arlacchi. «L'Unione Europea - prosegue Arlacchi - stava per prolungare un accordo sullo sfruttamento di una risorsa, le acque territoriali del Sahara Occidentale, che non appartiene al Marocco. Fingendo di non sapere che il Sahara Occidentale è abitato da una popolazione, i Saharawi rappresentati dal Fronte Polisario, che si batte da oltre trent' anni per la propria indipendenza. Il diritto all'autodeterminazione dei Saharawi è stato riconosciuto dall'ONU e da oltre 70 stati. Ma il Marocco ha invaso e occupato il loro paese nel 1975, all'indomani di una sentenza della Corte Internazionale di Giustizia che reiterava l'assenza di ogni diritto del Marocco sul Sahara Occidentale».
«Il Marocco è una monarchia semi-feudale che mantiene in piedi l'ultimo esempio di colonialismo in Africa, quello ai danni del popolo Saharawi. Proprio per questo motivo il Marocco è l'unico paese del continente escluso dall'Unione Africana. La nostra denuncia dell'acquiescenza dell'Unione Europea a questa situazione ha evidentemente colto nel segno. Quasi 200 parlamentari hanno cambiato il loro precedente orientamento, mettendo fine, con la votazione di oggi, ad una delle più sfacciate violazioni della legalità internazionale e dei diritti umani. Si farà un altro accordo di pesca, che sarà obbligato a rispettare i diritti dell'unico beneficiario legale delle risorse del Sahara Occidentale, cioè il popolo Saharawi, come riconosciuto da innumerevoli risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU».
«Mi dispiace - conclude Arlacchi - che vari colleghi spagnoli, francesi e portoghesi, nonché alcuni italiani, si siano dimostrati più sensibili agli interessi immediati di un piccolo gruppo di pescherecci europei e del reame marocchino che ai diritti di mezzo milione di persone che si battono per la propria patria e per la loro libertà. L'accordo, tra l'altro, era giudicato insostenibile anche dal punto di vista ambientale, date le tecniche predatorie della pesca praticata davanti alle coste del Sahara Occidentale». (ANSAmed).