Il Fatto Quotidiano, 16 Gennaio 2020
Ed eccola qui la vera risposta dell’Iran all’attacco delinquenziale appena subito: l’inizio di una ritirata dall’accordo nucleare del 2015, logica conseguenza del ritiro trumpiano del 2018 e dell’inadempienza europea dei termini dell’accordo stesso. È cominciata così una grande partita, dove disinformazione e crassa ignoranza regneranno sovrane, e dove l’attore cruciale sarà, nell’immediato, l’Unione europea. Ma prima di arrivare a questo punto del discorso, è bene sfatare alcuni miti molto radicati nel circuito politico e mediatico.
A) Le bombe atomiche non sono illegali. Il tabù nucleare le ha condannate senza appello, ma è un tabù etico-politico, mai trasformatosi in un dettato giuridico vincolante. I pilastri della pace nucleare globale restano il cosiddetto equilibrio del terrore, cioè la certezza della distruzione reciproca dei contendenti della eventuale guerra atomica, e il Trattato di non proliferazione del 1970. Accordo tra i più deboli, perchè ogni suo contraente lo può abbandonare con breve preavviso e senza penali. E fabbricarsi poi tutti gli ordigni che vuole nel pieno rispetto della legalità internazionale. È ciò che ha fatto di recente la Corea del Nord, ed è ciò che l’Iran potrebbe fare se le prossime elezioni (mancano pochi mesi) consegneranno ai conservatori la prevedibile vittoria sui riformisti attualmente al governo. Non si è riusciti finora a proibire formalmente – ripeto – le armi nucleari. Solo le armi chimiche e batteriologiche sono bandite da apposite convenzioni fatte rispettare da appositi enti di controllo.
B) l’Iran è in posizione di vantaggio. Il Trattato del 2015 stabiliva che le potenze firmatarie si impegnavano a togliere tutte le sanzioni e reintegrare l’Iran nell’economia globale, soprattutto europea, in cambio della rinuncia a sviluppare il nucleare bellico fino al 2030. Impegno rispettato dall’Iran, ma non dall’Europa e dagli Usa. Trump ha stracciato l’accordo appena eletto, e ciò non sarebbe stato male se l’intero capitale finanziario occidentale non si fosse poi piegato all’imposizione americana di escludere l’Iran da ogni rapporto finanziario con il resto del mondo. Le imprese europee, italiane in testa, avevano iniziato a investire in un mercato tra più promettenti, ma hanno finito col cedere al ricatto dello Zio Sam per paura di vedersi tagliate fuori dal mercato Usa. L’Ue, a dire il vero, si è ribellata. Ha rifiutato con forza la pretesa di extraterritorialità delle sanzioni americane e ha reso illegale per le imprese europee il rispetto delle stesse. Ma sul piano delle proposte alternative l’Unione non è andata oltre la creazione di un quasi ridicolo meccanismo di baratto con l’Iran, chiamato Instex. La sua inadempienza dell’accordo è rimasta perciò intatta.
C) La palla è ora nel campo dell’Europa. Cosa può accadere? Il corso Usa e quello iraniano sono prevedibili perché largamente obbligati. Trump non può far altro che proseguire con la guerra ibrida in corso. E gli ayatollah con pieni poteri proseguiranno, come annunciato, lungo la strada del disimpegno dai patti nucleari. Con il probabile, per noi disastroso, esito di obbligare i paesi della regione, sauditi ed egiziani in primo luogo, a dotarsi anche loro della bomba.
Dopotutto, l’unica scelta razionale per proteggersi dall’attacco da parte di una potenza nucleare, è quella di farsi proteggere da una potenza analoga oppure di costruirsi il proprio ordigno. La fine di Gheddafi e di Saddam Hussein, attaccati e distrutti proprio perché non possedevano le armi nucleari e non facevano parte di alcuna Nato alternativa, continua ad ammonire tutti i governanti della regione. Ma l’Europa potrebbe stoppare la corsa verso l’abisso decidendo di rendere effettivo l’impegno contratto con l’Iran nel 2015. Basterebbe creare un fondo speciale per il finanziamento degli investimenti in Iran dotato di capitalizzazione e procedure adeguate, sulla scia di quanto abbozzato dall’Italia nel 2017, per rassicurare gli iraniani sulla volontà di rispettare l’accordo, dimostrare di non aver timore degli Stati Uniti e riprendere il processo di pacificazione commerciale e politica interrotto da Trump. Può sembrare troppo riduttivo, ma è così. Riarmo atomico e pace globale si trovano a essere appesi a una decisione di secondo ordine, perfettamente fattibile, da parte di soggetti su cui noi tutti dovremmo esercitare qualche influenza.