Roma, 5 gen. 2015
La proposta Tsipras sul taglio del debito greco non è irrealistica né populistica: è invece l'unica di buon senso che sta in campo, e vale anche per gli altri paesi indebitati.
Il catastrofismo sulla probabile vittoria di Syriza alle prossime elezioni greche è sbagliato e controproducente. Le idee di questo partito sulla fine della crisi greca sono giuste e sensate, e valgono anche per i paesi europei più indebitati. Solo la scarsa conoscenza della materia può giustificare chi dipinge Tsipras, il leader di Syriza, come un estremista e un antieuropeista.
Sono molti gli esperti che pensano che se vogliamo uscire davvero dalla crisi non dobbiamo solo rovesciare le politiche di austerità alla Merkel, ma accettare un fatto di palmare evidenza: alcuni Stati membri dell’ Unione hanno accumulato un debito che non saranno mai in grado di ripagare, dato che non dispongono dei mezzi adeguati a simili circostanze. Il debito è stato emesso, infatti,
a) in una moneta che quegli stessi Stati non hanno diritto di stampare;
b) si trova ad essere ormai quasi completamente detenuto da autorità pubbliche e dalla BCE;
c) È stato inizialmente alimentato da creditori privati e pubblici altrettanto “leggeri” e “irresponsabili” dei debitori di oggi.
Da questa situazione se ne esce solo con una soluzione “tedesca”, ma non nel senso delle odierne ricette letali della Merkel bensì in quello della conferenza di Londra del 1953, che condonò alla Germania sia il 50% dei debiti contratti negli anni ’20 e non onorati dopo, sia quelli assunti verso gli USA nel dopoguerra.
Siccome c’è stato un tempo in cui era la Germania la Grecia di oggi (e un po’ anche l’ Italia, la Francia, la Spagna e il Portogallo), dovrebbe essere la signora Merkel a dover promuovere una conferenza europea guidata dalla stessa ratio di quella del 1953. E se non lo fanno i tedeschi, occorre che lo facciano gli altri. E’ in questo modo che si può ripartire con la crescita economica e con un salto di qualità delle istituzioni europee.