(AGI) - Caltanissetta, 22 apr. 2014 - "Nell'85 il giudice Falcone mi disse di aver appreso da Buscetta che il vero capo della mafia era Giulio Andreotti". Lo ha affermato, il professore Pino Arlacchi, consulente della Dia all'epoca delle stragi del '92 e 93, deponendo al processo "Borsellino quater" in corso a Caltanissetta. "La componente adreottiama secondo me e Falcone, era collegata al Sisde e a Bruno Contrada. Era lui, l'ex 007, il capo di questa parte dello Stato che remava contro", ha detto in aula Arlacchi, e ha sostenuto: "Con Falcone ne parlavamo spesso. Per esempio poco dopo il fallito attentato all'Addaura, Falcone mi disse: ti metterai a ridere ma penso che sia stata la prima persona che mi ha telefonato dopo l'attentato, ovvero il presidente del Consiglio Andreotti. Mi è sceso giu' un brivido lungo la schiena. Questa nostra convinzione che Andreotti ricoprisse un ruolo di primo piano, era emerso anche dalle risultanze che avevano portato al maxi processo.
Tuttavia - ha proseguito il teste - fino a quando non c'erano prove inoppugnabili, Falcone era contrario ad un processo. Poi lo sviluppo delle indagini condotte sia da Falcone che da altri investigatori andarono tutte verso la stessa direzione". Arlacchi ha anche riferito in aula, che un ex agente della Cia gli disse che "c'erano stati diversi incontri fra Andreotti e alcuni capimafia. Nello studio di Andreotti c'erano delle microspie".