Pino Arlacchi IdV:
“Ricostruzione assurda rafforza il premier e delegittima i pentiti”
La Stampa, 9 feb. 2010
Intervista di F. Milone a Pino Arlacchi
Professor Pino Arlacchi, eurodeputato dell’IdV, lei è un profondo conoscitore di Cosa Nostra, è stato in stretto contatto con Falcone e Borsellino. Come interpreta le dichiarazioni di Ciancimino?
«Non gli credo. Non so che cosa abbia in mente, è assurdo pensare che Forza Italia sia una creatura della mafia. Così si rafforza la figura di Berlusconi, si accredita l’immagine dei soliti magistrati comunisti e si delegittimano i pentiti».
Però il leader del suo partito, Di Pietro, spara a zero contro il Governo.
«Occorre cautela. Negli anni delle stragi mafiose, quello compresi tra il ’91 e il ’94, Vito Ciancimino era ormai un mafioso in disarmo. Era un confidente dei carabinieri che tentavano disperatamente di fare concorrenza alla polizia e alla magistratura che, come arma forte contro la mafia, avevano i veri pentiti…».
Ma quelli non erano anche gli Anni della trattativa fra lo Stato e Cosa Nostra?
«Un conto è una trattativa, un altro sono gli incontri fra alcuni carabinieri e dei mafiosi. Io credo che si sia verificato il secondo caso».
Dunque nessuna trattativa?
«In quegli anni lo Stato era diviso in due campi contrapposti: una parte lottava davvero contro la mafia varando leggi durissime; un’altra lavorava per Cosa Nostra che seminava morte con le stragi. Con questo voglio dire che anche nella politica non c’erano zone grigie che dessero spazio a una trattativa».