(ANSA), 30 ago. 2009 "Le elezioni presidenziali afghane sono state presentate dai media e dalle organizzazioni internazionali come un successo della democrazia, ma in realtà sono state una vergogna a causa della mancanza di supervisione, e dei brogli e delle violenze che le hanno accompagnate". E' quanto sostiene, in una nota, l'europarlamentare di Italia dei valori Pino Arlacchi.
Secondo Arlacchi, autore, come ex direttore esecutivo del Programma antidroga dell'ONU, di un piano per l'eliminazione delle colture di oppio dell'Afghanistan, "in nessun Paese del mondo si sarebbe tollerata una indegna messa in scena come quella prodotta dal governo Karzai in questi giorni. Se non si fosse trattato di un Paese occupato da truppe occidentali, sarebbe bastata una frazione delle violazioni che si sono verificate per far gridare allo scandalo".
"La Commissione elettorale centrale - sostiene ancora Arlacchi - tutto ha fatto tranne che garantire il rispetto delle leggi perché è una semplice emanazione di Karzai. Il corpo elettorale è stato gonfiato con tre milioni di 'nuovi votanti', pari al 17% del totale, permettendo agli uomini di ritirare le tessere elettorali di parenti di sesso femminile inesistenti. In molti distretti la percentuale delle donne che hanno votato è inferiore al 5% ed i capi tribali sono stati minacciati di rappresaglie nel caso di voti affluiti al candidato sbagliato, cioé anti-Karzai. Il sequestro delle schede e dei seggi, l'intimidazione degli elettori, la minaccia di violenza fisica contro gli avversari durante la campagna elettorale hanno fatto inorridire tutti gli osservatori indipendenti presenti sul posto. Per non parlare dei 30 morti nei giorni delle elezioni".
"In realtà, la votazione - conclude Arlacchi - non ha riguardato gli afghani, ma doveva servire a convincere gli elettori di Parigi, Roma, New York e Londra che i loro governi non stavano sprecando il sangue dei soldati ed i fondi dei contribuenti intervenendo in una guerra civile a migliaia di chilometri da casa".