Sardinia post, 22 ottobre 2012
di Giovanni Maria Bellu
"I mafiosi nelle carceri sarde? E' una scelta dissennata. Sul piano tecnico e anche sul piano politico. Le vostre istituzioni devono far muro per fermare queste decisioni". A dirlo a SardiniaPost è Pino Arlacchi, uno dei massimi esperti mondiali di sicurezza
Ci dica dell'aspetto tecnico.
"I detenuti legati alla criminalità organizzata non vanno mai concentrati ma, al contrario, vanno "disseminati". Lo sa chiunque si occupi di sicurezza e di amministrazione penitenziaria. Se li concentri, non puoi che averne prima o poi degli effetti negativi. Metterli nello stesso territorio, per giunta in piccole carceri, significa proprio andare a cercarsela".
Anche in Sardegna? Lei ha scritto un libro intitolato "Perché in Sardegna non c'è la mafia" (AM&D editore) dove dimostra che il nostro è un terreno sociale e culturale poco favorevole a Cosa Nostra e soci.
"Certo. Infatti la Sardegna è stata già messa alla prova da questo punto di vista e ha dimostrato di saper resistere alle infiltrazioni. Ma non si capisce proprio perché si debba continuare a forzare la situazione. E' un'ulteriore manifestazione dell'atteggiamento diciamo 'nordista' e tecnocratico di queso governo. Su un altro fronte stanno facendo la stessa cosa: in Calabria nella Piana di Gioia Tauro. Esistono già due inceneritori e vogliono costruire un rigassificatore...
E questo è l'aspetto politico dell'errore che lei denuncia?
"E' questo. Non si possono caricare su singole regioni disagi e problemi che andrebbero distribuiti in tutto il territorio nazionale. Attenzione, io sono contro la politica del not in my backyard, non mi oppongo a queste scelte per una forma di "egoismo meridionale" o, nel vostro caso, di "egoismo insulare". Ricordo solo che in Italia ci sono venti regioni...
Ci sono precedenti di infiltrazioni mafiose avvenute in seguito allo spostamento di mafiosi nel territorio?
"E' quanto è accaduto nel Nord quando, negli anni Settanta, con l'uso indiscriminato del soggiorno obbligato, sono arrivati decine di mafiosi che sono stati distribuiti in piccoli comuni. Là è cominciato tutto, con i mafiosi che stabilirono le prime relazioni di potere. In questi ultimi anni si è quasi "scoperta" l'esistenza della mafia al nord, ma tutto cominciò allora. E le istituzioni locali non opposero alcuna resistenza".
Il contrario di quanto, secondo lei, dovrebbero fare oggi le istituzioni sarde?
"Sì, lo ripeto: dovete fare muro. E' una decisione dissennata. Che oltretutto colpisce un territorio come il vostro che dà già moltissimo alla sicurezza del Paese con le servitù militari. No, proprio non ve lo meritate".