Il Messaggero, 11 ott. 2010
L'intervista
di Roberto Romagnoli
Bruxelles – Parlamento dell’Unione europea, nono piano. Visto da qui, dalla stanza di Pino Arlacchi, deputato europeo inserito nella Commissione Esteri, l’Afghanistan sembra una cavia nelle mani di chi avrebbe voluto liberarlo e invece è finito con l’usarlo come un esperimento di laboratorio. E questo atto di accusa è contenuto nel “Progetto di relazione su una nuova strategia per l’Afghanistan” che lo stesso Arlacchi ha presentato all’Assemblea parlamentare. A giorni il progetto sarà in discussione ed emendato; a novembre sarà posto ai voti.
C’è bisogno di un cambio di strategia per vincere la guerra?
«No, questa guerra non sarà mai vinta. Ora la priorità è arrivare a un cessate il fuoco».
E cosa bisogna cambiare?
«Innanzitutto porre fine allo scandalo dei contractors, bande di criminali che con il loro modo di .agire hanno fatto risorgere i talebani. I contractors sono 112.000, la maggior parte Usa e britannici, a fronte di 79.000 uomini in divisa. Rappresentano la privatizzazione della guerra. I loro “servizi di sicurezza” costano 14 miliardi di dollari l’anno. Sono uno scandalo».
Anche la situazione afgana, a fronte dell’enorme sforzo finanziario fin qui compiuto dalla comunità internazionale, è uno scandalo.
«E’ vero. Dal 2002 sono aumentate mortalità infantile, ignoranza e povertà. Si stima che in Afghanistan il costo per realizzare una scuola si aggiri sui 100.000 euro, dieci volte tanto per realizzare un ospedale. Ci si chiede: dove sono finite le decine di miliardi di dollari di aiuti? Il 70-80% non ha mai raggiunto il popolo afgano andando smarrite tra sprechi, costi eccessivi di intermediazione e sicurezza, fatturazione eccessiva, corruzione. L’insurrezione afgana si nutre soprattutto attraverso la catena delle forniture militari; con la guerra finanziamo i nostri nemici».
Il buonismo degli italiani è servito a qualcosa?
«Il modo di agire dei soldati italiani avrebbe dovuto servire da esempio per tutti gli altri. Purtroppo non siamo riusciti a farlo diventare una linea guida».
Qual è il peso della UE nelle decisioni sull’Afghanistan?
«Ha sempre seguito il pensiero Usa, non c’è mai stata una politica a Bruxelles e con la nomina della Ashton (ministro degli Esteri della UE) le cose sono peggiorate. Non conosce i problemi internazionali e non ha leadership».