Roma, 10 set. 2010
di Pino Arlacchi
Ho ricevuto alcuni messaggi di protesta sul mio voto in Parlamento Europeo a proposito della mozione che regola la vivisezione. E dico subito che ho un po’sottovalutato il tema, affidandomi alla valutazione del mio gruppo (ALDE, i democratici e liberali europei), senza approfondire l’ argomento con una indagine personale. Ma prima di comunicare ai miei lettori ed elettori quale sarebbe stata la mia posizione se fossi stato messo all’erta sull’imminenza di una votazione così “sensitive” e, ancora più importante, quale sarà il mio orientamento futuro sullo stesso tema, dato che la materia è appena all’ inizio di un percorso, permettetemi di raccontarvi come sono andate le cose in aula mercoledì scorso.
Quando si è arrivati alla questione vivisezione, un paio di parlamentari hanno chiesto la parola per chiedere, a norma di regolamento, non una votazione pro o contro la vivisezione, ma il semplice rimando del testo alla Commissione che lo aveva licenziato per il parere finale.
È fondamentale chiarire questo punto, perché se si fosse trattato di esprimere un parere secco, avrei sicuramente votato contro la vivisezione, perché la ritengo una pratica inaccettabile, crudele, e non più indispensabile per l’avanzamento della medicina.
Davanti a me avevo la lista di voto del mio gruppo, che indicava un voto favorevole al provvedimento. Sono contrario ai colpi di mano in seduta plenaria, perché sono una tecnica che sfrutta gli aspetti più deteriori del sistema parlamentare, ed è adottata in prevalenza dai demagoghi e dai furbetti che tentano di rovesciare l’esito prevedibile di un provvedimento approfittando di circostanze fortuite quali la distrazione o la disinformazione dei deputati, le assenze momentanee dall’ aula, la confusione che si crea in particolari momenti e che induce alcuni parlamentari perfino a sbagliare pulsante (non meravigliatevi, ho verificato di persona che ciò è successo anche a colleghi di primo piano in votazioni-chiave).
L’ intervento del presidente della Commissione competente, De Castro, inoltre, ha ridotto la mia incertezza: si era discusso del tema per oltre un anno in commissione, e il testo finale era stato approvato anche dal gruppo dei Verdi, che adesso ne prendevano inspiegabilmente le distanze. Non sarebbe stato serio da parte del Parlamento disconoscere d’un colpo il lavoro condotto dai suoi membri.
Il testo è stato infine approvato, ma la possibilità di ritornare sul tema con una posizione più netta, di abolizione delle pratiche più degradanti e dolorose di sperimentazione scientifica sugli animali, è aperta, anzi apertissima. E il sottoscritto sarà in questo caso in prima fila nella battaglia per i diritti delle specie animali.