Uso sistematico della tortura nei centri di detenzione afghani finanziati dalla comunità internazionale

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31 ottobre 2011

Secondo una relazione delle Nazioni Unite che risale al 10 ottobre 2011, in Afghanistan l'uso della tortura nei confronti dei detenuti è «sistematico».

A livello globale, la relazione dell'ONU rappresenta attualmente la visione più completa del sistema di detenzione in Afghanistan. Descrive un quadro devastante degli abusi perpetrati durante gli interrogatori dagli operatori di polizia e dei servizi d'informazione afgani, nonostante i donatori degli Stati Uniti e dell'UE garantiscano la formazione e sovvenzionino quasi per intero il bilancio dei ministeri afgani che gestiscono i centri di detenzione.

La relazione non valuta se gli operatori internazionali fossero a conoscenza di tali abusi; tuttavia, poiché è difficile credere che i finanziamenti destinati dalla comunità internazionale ai centri di detenzione afgani siano stati erogati in totale assenza di controllo e di vigilanza, tale frequente ricorso alla tortura suscita seri interrogativi sulla potenziale complicità o sulla negligenza degli operatori internazionali.

1. È il Vicepresidente/Alto rappresentante a conoscenza della turpe violazione dei diritti umani denunciata dalla relazione delle Nazioni Unite?

2. Come intende il Vicepresidente/Alto rappresentante procedere per rettificare quella che è una palese carenza di sorveglianza sui finanziamenti erogati, o nella peggiore delle ipotesi, la possibile complicità esterna in atti di tortura e maltrattamenti nei confronti dei detenuti afgani?

E-010257/2011

Interrogazione con richiesta di risposta scritta
alla Commissione
Articolo 117 del regolamento
Pino Arlacchi (S&D) , Cornelis de Jong (GUE/NGL) , Keith Taylor (Verts/ALE) , Richard Falbr (S&D) , Barbara Matera (PPE) , Harlem Désir (S&D) , Giommaria Uggias (ALDE) , Erminia Mazzoni (PPE) , María Muñiz De Urquiza (S&D) , Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE) , Gianni Pittella (S&D) , Claudiu Ciprian Tănăsescu (S&D) , Marietta Giannakou (PPE) , Rolandas Paksas (EFD) , Ivo Vajgl (ALDE) , Rui Tavares (Verts/ALE) e Jaroslav Paška (EFD)

Risposta

[source:www.europarl.europa.eu]

 
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