Roma, 1 gen. 2014
di Pino Arlacchi
Buon Anno, innanzitutto, a tutti gli amici, collaboratori ed estimatori che seguono il mio sito e la mia pagina Facebook. Molti di loro sono compagni di battaglia, che ringrazio dal profondo del mio cuore per la fiducia e la forza che mi danno.
Il 2015 è iniziato sotto il migliore degli auspici possibili. Ho appena finito di ascoltare il discorso del più grande leader del mondo attuale, l’ unico capace di interpretare davvero la coscienza universale: Papa Francesco.
E quale poteva essere il tema che Francesco avrebbe messo al centro del suo messaggio di inizio anno se non la pace, il ripudio della guerra e della violenza, sotto lo slogan eloquentissimo de “la pace è sempre possibile”?
Lo slogan è eloquente perché pieno di implicazioni. Se la pace è sempre possibile, dice Francesco, vuol dire che la guerra è sempre sbagliata. C’è sempre un’alternativa alla violenza totale, cieca e distruttiva della guerra. E’ una affermazione tremendamente impegnativa, che occorre essere pronti a motivare. Le critiche sul “pacifismo imbelle che ci ha portato ad inchinarci di fronte al male invece di contrastarlo con i metodi adeguati” sono dietro l’ angolo.
Quando ascoltate questo argomento, cari amici, è sufficiente che ricordiate che questo dibattito è stato già tenuto, precisamente nel 1945, ed è terminato con una netta conclusione, che rappresenta una delle pietre miliari del progresso etico dell’ umanità. In occasione della nascita dell’ ONU ci fu una grande discussione sulla guerra, e in particolare sulla cosiddetta “guerra giusta”. Un conflitto simile a quello che era di fatto appena terminato. Bene. I delegati riuniti a San Francisco decisero infine per l’ opzione più radicale. La guerra era in sé un male assoluto, che contraddiceva anche la più alta delle motivazioni. Andava proibita legalmente perché sbagliata moralmente e perchè sempre evitabile data la presenza di alternative. Fu così che fu inserita nella Carta delle Nazioni Unite la condanna definitiva della guerra, definita la “maledizione dell’ umanità”.
Cosa fare, allora, quando si deve combattere contro un potere di violenza assoluta, che non può essere rimosso con metodi non violenti? In questi casi, dice la Carta dell’ ONU e Francesco l’ ha più volte ribadito, si può e si deve usare la forza. Ma l’ uso della forza è alternativo allo scontro barbarico e totale, perché deve essere sempre proporzionato alla minaccia e deve rispettare quelle regole di umanità e di giustizia che assicurano la coerenza tra mezzi e fini.
Gli stati, per esempio, non possono combattere il terrorismo usandogli gli stessi metodi dei terroristi. Non possono torturare, uccidere innocenti ed applicare sentenze sommarie di morte. Il terrorismo di stato è la violazione dei propri principi, la perdita della superiorità morale sui terroristi e finisce col rafforzare il terrorismo stesso.
Ma avremo modo di tornare presto su questi temi. Per adesso, è importante ricordare che le forze della pace, di cui facciamo parte, sono una superpotenza ancora sommersa che dobbiamo, assieme a Francesco, far emergere ancora di più nel 2015.