«Togliere i fondi Ue alle Regioni»

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Proposta shock dell’europarlamentare del Partito Democratico Pino Arlacchi

Il Quotidiano della Calabria, 21 set. 2013

di Bruno Gemelli

CATANZARO – Nella “traversata” di Fabrizio Barca, nel suo viaggio alla ricerca di buone pratiche che salgono dal basso e mettono a fattor comune delle istituzioni le intuizioni dei territori per fare modelli di sviluppo, l’economista mette una precondizione. La rivoluzione della pubblica amministrazione come passaggio obbligato per rimodernare il sistema-Paese. Nella realtà calabrese l’ex ministro fa leva su attenzione/rivalutazione delle aree interne che costituiscono l’80 % del territorio calabrese. Prevalentemente
montano e collinare e, quindi, soggetto, al suo progressivo spopolamento. Occorre anche ricordare che la Calabria ha un patrimonio forestale di oltre 550.000 ettari di bosco, eppure è una regione che non ha una industria del legno, una filiera complessiva legata al ciclo del legno.Questo per noi potrebbe essere un grande setto- re di crescita. La Calabria è una terra, inoltre, che ha la presenza di diversi biotipi forestali autoctoni, come il pino laricio cosentino, il pino loricato del Parco del Pollino e molte altre specie in Sila, nelle Serre, sull’Aspromonte. Tornando a Barca, egli oggi chiama il Pd a fare attenzione sul tema delle aree interne. Un tema che trova orecchie sensibili nel partito. Per esempio nell’europarlamentare Pino Arlacchi il quale questa sera concluderà a Gerocarne, nelle serre vibonesi, un convegno che ha per tema “Fondi europei e risorse locali, leve della rinascita del Mezzogiorno”; organizzato dai circoli locali e dall’onorevole Brunello Censore.

Sul tema dello smarrimento di una diaspora socio-economica Arlacchi dice: «Sono i cittadini a pagare per primi se i fondi europei non vengono spesi o sono spesi male. Ci lamentiamo della disoccupazione, ma se la Calabria riuscisse a utilizzare tutte le risorse messe a disposizione dall'Europa, si potrebbero creare 400mila posti di lavoro». Aggiungendo: «È inammissibile che una regione come la Calabria, con una storia millenaria e un immenso patrimonio di beni culturali paesaggistici, sprechi l’80 % dei finanziamenti che arrivano dall’Europa». Vecchia storia questa del mancato utilizzo dei fondi comunitari. L’eurodeputato esce dal generico e porta
ad esempio le potenzialità inespresse della zona che questa sera va a visitare. Affermando: «Tutta la zona del vibonese è ricchissima di storia e può contare su straordinarie risorse naturali, il parco delle serre, un'economia boschiva basata su funghi, fragole, prodotti dell'altipiano - e che è utilizzata solo al 50 % della sua capacità - il patrimonio artistico con i suoi monumenti, come l'incantevole Certosa di San Bruno. Penso anche al Polo siderurgico di Mongiana, uno dei più grandi stabilimenti del Sud Italia, straordina-
rio simbolo di archeologia industriale. Sono soltanto alcuni esempi di quello che si potrebbe fare ideando, in questa zona, come in altre della Calabria, progetti europei validi». Temi triti e ritriti che fanno dire ad Arlacchi:
«Parlando con i sindaci e con gli amministratori locali, ho capito che spesso è proprio la burocrazia a scoraggiare le loro proposte. Il dramma è il collo di bottiglia della Regione che dissipa e disperde gran parte dei fondi e questi, una volta non utilizzati, per mancanza di programmazione o per scadenze non rispettate, tornano indietro a Bruxelles e vengono spesi da altri Paesi. E i cittadini questo non possono tollerarlo». Ma la conversazione non si può chiudere senza una proposta che – per l’esponente del Pd - «è quella di togliere la gestione dei fondi europei alle regioni italiane, lasciando loro solo progetti di interesse regionali e grandi progetti, e fare in mo-
do che la maggior parte delle risorse europee venga gestita dai comuni o dalle associazioni di comuni con un rapporto diretto con la Commissione europea». Una proposta che farà discute. re

 
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