25 febbraio 2009
(ANSA) - CATANZARO, 25 FEB - "La nazionalità non conta nulla. Gli stupri e le violenze sono commessi da piccoli gruppi di pregiudicati, giovani, e maschi che il governo italiano non riesce ad identificare, mettere in galera o espellere". A sostenerlo è stato Pino Arlacchi, responsabile sicurezza internazionale di Italia dei Valori e consulente del ministero dell'Interno all'inizio degli anni '90.
"Il governo di un Paese serio - ha aggiunto - non dovrebbe diffondere cifre tendenziose. Sottolineare senza aggiungere altro, come ha fatto ieri il Viminale, che i cittadini stranieri sono responsabili del 40% dei reati di violenza sessuale mentre rappresentano meno del 6% della popolazione residente, significa avallare la febbre da stupro e la caccia al romeno che hanno invaso i media italiani da qualche tempo".
"La cifra - ha sostenuto Arlacchi - è tendenziosa perché non racconta tutta la storia. La parte che manca è che, secondo i dati dello stesso Viminale, il 63% delle violenze sessuali commesse da stranieri sono opera di clandestini delinquenti. Gente venuta qui per una sorta di turismo criminale, perché attratta dall'impunità , e vista con terrore dai connazionali. Il dato del 40% va parametrato, inoltre, su una popolazione straniera molto più giovane di quella italiana, e quindi più coinvolta nei reati violenti. E il Viminale non dovrebbe omettere di aggiungere che, sempre secondo i suoi stessi dati, il tasso di delinquenza complessivo degli stranieri residenti in Italia è del 5%, pari a quello degli italiani".