Il Corriere della Sera
26 ottobre 2006
Sismi, lista con i «nemici» del governo Berlusconi nell'archivio di Pompa, è del 2001
I nomi di Violante, Visco, Caselli e del pool di Milano
ROMA — Una lista di nomi: qualche politico (di sinistra) e molti magistrati. Intitolata «aree di sensibilità». E poi, sotto lo stesso titolo, una sorta di programma operativo per contrastare le presunte attività anti-governative evidentemente attribuite alle persone inserite nell'elenco.
E' un documento senza data né intestazione, riferibile all'estate del 2001, quando s'era appena insediato il governo guidato da Silvio Berlusconi. E' stato trovato nell'archivio dell'ufficio Sismi di via Nazionale a Roma, quello gestito da Pio Pompa, strettissimo collaboratore del direttore Nicolò Pollari.
I magistrati milanesi che indagano sul ruolo del servizio segreto militare nel sequestro di Abu Omar stanno ancora valutando il valore di queste carte. Ma nel frattempo le hanno trasmesse al comitato parlamentare di controllo sui Servizi. Insieme ad altri documenti trovati nell'anonimo ufficio romano. Tra i quali una comunicazione della Cia del maggio 2003 in cui si riferirebbe che l'imam egiziano scomparso da Milano tre mesi prima si trovava nelle carceri egiziane. Particolare che dalle indagini è emerso solo un anno più tardi. E che smentirebbe quanto i vertici del Sismi hanno sempre sostenuto, e cioè che di Abu Omar non avevano mai saputo nulla.
Se la comunicazione della Cia ha un legame diretto con l'inchiesta sul rapimento dell'imam, gli altri documenti trovati nell'ufficio di Pompa e inviati al Parlamento riguardano il funzionamento e le finalità del Servizio. Dell'elenco di nomi — anzi di soli cognomi — di politici e magistrati non si conosce l'origine, né il motivo per cui era finito nelle mani del funzionario del Sismi che lo ha conservato. La lista si apre con Violante, e gli altri politici sono Brutti, Visco, Bargone (l'ex sottosegretario ds nei governi di centrosinistra), Veltri e Leoluca Orlando. Compaiono anche un non meglio precisato «De Benedetti», Arlacchi e «Floris D'Arcais», evidente riferimento al direttore del periodico Micromega Paolo Flores d'Arcais. Gli altri sono magistrati, dal procuratore generale di Torino Caselli all'ex presidente dell'Anm Edmondo Bruti Liberati, seguiti da pubblici ministeri palermitani e milanesi (c'è quasi l'intero pool Mani pulite, da Borrelli in giù) e poi di Napoli, Roma, Bari e qualche altra città.
Sotto la stessa indicazione «aree di sensibilità» viene poi disegnato un progetto di «disarticolazione, graduale ma costante, del dispositivo approntato in sede politico-giudiziaria da noto esponente, già appartenente all'ordine giudiziario, che si è proposto quale ideologo e poi catalizzatore e garante occulto di un gruppo di appartenenti a quell'ordine». Quel «dispositivo», secondo il documento, aveva in animo delle «iniziative di aggressione» di tipo «politico-giudiziario» nei confronti di «esponenti dell'attuale maggioranza di governo e di loro familiari», paventate nei tribunali di Milano, Torino, Roma e Palermo. Al fianco di queste, provenienti da Spagna e Gran Bretagna, vengono ipotizzate altrettante «attività aggressive svolte in sinergia» con i magistrati italiani.
Contro queste possibilità si ipotizzano specifiche iniziative di «disarticolazione», «neutralizzazione» e «ridimensionamento » dei presunti progetti anti- governativi. Viene addirittura auspicata la creazione di un gruppo di «soggetti di riferimento» cui affidare lo specifico compito di studiare preventivamente le immaginate «iniziative aggressive». E si specifica che bisogna fare in fretta ad organizzare le contromosse, perché l'attuazione dei programmi definiti «destabilizzanti» viene data per imminente, non appena la vecchia maggioranza divenuta opposizione al governo Berlusconi avesse superato il trauma della sconfitta subita. Tra gli organismi che avrebbero dovuto mettere in atto le «aggressioni» al governo di centrodestra e ai suoi esponenti è indicato pure l'Olaf, l'ente dell'Unione Europea contro le frodi e la corruzione del quale facevano parte anche magistrati italiani.
Per il contrasto a questi supposti pericoli vengono suggerite delle azioni di «supporto conoscitivo» da sviluppare all'interno delle istituzioni (ad esempio individuando i «focolai di contrapposizione tecnico-politica alla linea del governo»), e più in generale attraverso lo studio delle «fonti aperte», sia in Italia che nel resto del mondo.
A parte l'utilizzo di una terminologia che a tratti suona perfino inquietante per l'assonanza con certi comunicati di gruppi terroristici interni (il termine più ricorrente è «disarticolazione»), colpisce l'organicità di un progetto sul quale gli inquirenti ritengono necessario fare chiarezza, tanto da portarlo a conoscenza di un organismo parlamentare. Chi ne era in possesso, Pio Pompa, in una memoria inviata ai magistrati ha detto di non poter rispondere sulla sua attività per motivi di riservatezza e «nell'intento di tutelare la sicurezza nazionale». Quanto all'imponenza del suo archivio ha spiegato: «Nella mia missione sono obbligato ad acquisire, classificare e custodire tutte le informazioni che ottengo, senza distinzione di genuinità, affidabilità e attendibilità, etc... Si acquisiscono informazioni utili e inutili; ciò non significa che anche quelle inutili debbano essere cestinate e non custodite».
Giovanni Bianconi