I 50 secondi del video del CorriereTv sono implacabili e dicono molto della “leggerezza”, a voler essere gentili, con cui la politica italiana affronta un tema drammatico com’è quello della mafia e dell’antimafia. Nel video c’è il neopresidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, che farfuglia: “Bisogna stare uniti per combattere insieme la lotta alla mafia” (sic) “e bisogna stare vicini a tutti coloro che lavorano per la lotta alla mafia”. In 50 secondi una gaffe (ma la coriacea Bindi è una che si emoziona?) e una sciocchezza istituzionale. Perché la Commissione antimafia è nata, mezzo secolo fa, nel lontano 1962, non per “stare vicino” alla magistratura e agli organi di polizia, ma per fare altro – scoprire i collegamenti tra politica e sistemi criminali, per esempio – solo che oggi, Bindi o non Bindi, nessuno ne ha più consapevolezza e la commissione con i suoi 25 membri è diventata solo uno “spazio politico”, l’ennesimo luogo della spartizione come fa capire un illuminante twitter del senatore Gasparri del PdL che accusa il Pd di aver voluto fornire alla Bindi una “poltrona” (prestigiosa, si capisce).
“Il fatto è che da almeno un decennio l’Antimafia non è altro che un rito, una delle tante liturgie parlamentari: credo che nessuno degli ultimi commissari, presidenti e vicepresidenti della Commissione, abbia solo un’idea di che cosa sia la mafia (o che cosa siano le mafie) oggi, di come si possa investigare o semplicemente comprendere il fenomeno… il livello culturale dei parlamentari non va oltre la lettura dei libri di Saviano”. Chi parla così ad Affari Italiani è uno che se ne intende di Antimafia perché, negli anni 80 è stato superconsulente della Commissione e poi per due anni, dal 94 al 96, vicepresidente con la rossa (di capelli) Tiziana Parenti alla presidenza: Pino Arlacchi, calabrese di Gioia Tauro, sociologo, consulente dell’Onu sui temi, appunto, dei network criminali, ora parlamentare europeo del Pd, impegnato, si capisce, sugli stessi temi (con un occhio particolare sui traffici mondiali di droga) e con una intensa attività pubblicistica.
Un Paese “a metà strada tra autoritarismo e democrazia”, con una “spinta fortissima verso il cambiamento”. Per Pino Arlacchi, europarlamentare (Pd) tra il 1997 e il 2002 Sottosegretario generale delle Nazioni Unite e Direttore dell'ufficio dell'Onu a Vienna, è riduttivo sostenere che l'Iran si avvicini all'Occidente solo per avere uno sconto sull'embargo che strozza la sua economia interna. E lo è anche affermare che, come durante la Presidenza di Mohammad Khatami (1997-2005), i negoziati sul nucleare si limiteranno a un allentamento del braccio di ferro da ambo le parti, fino all'avvento del prossimo presidente ultraconservatore nell'Iran o di un repubblicano alla Casa Bianca.
Arlacchi conosce l'attuale Ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif, ex ambasciatore della Repubblica Islamica a Palazzo di Vetro. E, durante il suo incarico alle Nazioni Unite, si è trovato a gestire le trattative sul nucleare della stagione riformista di Khatami. Dieci anni dopo è convinto che, nei prossimi anni, lo scenario globale degli equilibri tra potenze possa realmente cambiare, se solo, nel suo ultimo mandato da Presidente degli Usa, Barack Obama troverà il coraggio di sganciarsi dal partito della guerra americana e dalla lobby israeliana.
Siria, "La Unione europea è il maggiore donatore di assistenza ai rifugiati siriani, sia in Siria che nei paesi vicini". L'eurodeputato PD Pino Arlacchi al programma Euranetplus condotto da Gigi Donelli, lamenta: "Le azioni militari Usa lasciano a noi i cocci".
Segui l'intervista nel corso del programma "Euranetplu"s condotto da Gigi Donelli, 9 sett. 2013
4 set. 2013, Radio Base, intervista di Antonio Ioele
Pino Arlacchi: "(...) Al Pe c'è stata un'ampia discussione nella Commissione esteri dove nessun deputato è intervenuto sostenendo le ragioni dell'uso della forza. Quasi tutti gli interventi sono stati contrari e questo senza distinzione di partito (...). C'è una grande maggioranza del Pe schierata contro questo intervento anche per le ripercussioni a lungo termine che può avere: può destabilizzare l'intero Medio Oriente, può fare entrare in campo le grandi potenze in maniera ostile, e può determinare un numero di vittime semplicemente inconcepibile per una Unione Europea che ha appena ricevuto il Nobel della pace."
Divisi sulla Siria, gli Stati europei fanno i conti con gli interessi delle ex-potenze coloniali. Pino Arlacchi, PE e membro della Commissione Esteri, analizza la crisi siriana in prospettiva europea.
Reggio Calabria, 7 lug. 2013 (Adnkronos) - Intervista di Annalia Incoronato
Se i fondi europei a disposizione della Calabria venissero spesi tutti bene, ''si potrebbero creare quattrocentomila posti di lavoro e la regione ridurrebbe di due terzi il numero di disoccupati''. Ne e' convinto Pino Arlacchi, europarlamentare del Pd che ha avanzato di recente una proposta al fine di utilizzare meglio le risorse europee, ovvero fare gestire i fondi direttamente ai Comuni. ''Le regioni continuerebbero a occuparsi dei grandi progetti, ma quelli piu' piccoli potrebbero essere gestiti direttamente dai Comuni'', spiega all'Adnkronos. La Calabria, insieme alla Campania e alla Sicilia ''e' tra le regioni che non spendono bene i fondi'', lamenta Arlacchi. ''Oggi la Calabria - prosegue - e' una regione povera. Non poverissima perche' sono entrati in Europa paesi come la Romania che stanno peggio ma certamente e' la piu' povera dei paesi ricchi''. Per questo dovrebbe spendere meglio le risorse europee. La causa di tale inefficienza, secondo il parlamentare europeo, e' la burocrazia. ''Gli uffici di progettazione e pianificazione, la spesa dei fondi sono organizzati male, indifferenti alle esigenze del territorio''.
«Avere il coraggio di non piegarsi alle mille forme di illegalità e di andare avanti per costruire un futuro migliore per la propria terra non è facile. Ecco perché occorre prendere esempio da chi ne è capace e soprattutto cercare di sostenerlo nelle sue battaglie».
Per Pino Arlacchi, eurodeputato Pd, tra i massimi esperti di criminalità, nato a Gioia Tauro, l'impegno dell'imprenditore Nino De Masi «ha un valore europeo. È una storia che va raccontata ed è per questo che l'ho invitato a Bruxelles».
Nino De Masi - lo ricordiamo - ha annunciato la chiusura della propria azienda per il 10 luglio, non potendo accedere ai fondi antiusura, nonostante le numerose sentenze del Tar e del Consiglio di Stato a lui favorevoli, a causa delle lungaggini burocratiche e dell'ostruzionismo manifestato dalle banche.
Pino Arlacchi: «Abbiamo avuto dati terrificanti sulla non spesa dei fondi europei da parte della Calabria, Sicilia e Campania dove, a un anno dalla chiusura della programmazione, l'80% dei fondi arrivati dalla Ue non sono stati spesi. Il dato della Puglia è meno disastroso ma non è sicuramente entusiasmante perché in altri paesi europei il dato di spesa dei fondi è l'80-90 per cento [...]»
Pino Arlacchi: «La notizia dei negoziati tra i talebani, goverzo Karzai e gli Stati Uniti è una buona notizia. È l'unica strada per arrivare a una soluzione della crisi afghana, è quella che avevamo indicato come Parlamento europeo nella mozione che ho presentato tre anni fa sulla strategia europea in Afghanistan, ed è la defintivia sconfitta della soluzione militare (...). È un gran peccato che si siano persi dodici anni, centinaia di miliardi di dollari, oltre cinquemila soldati morti per non parlare dei civili e dell'aggravamento della situazione complessiva del paese. L'importante è che si sia arrivati finalmente sulla strada giusta che è la soluzione politico-diplomatica».
6 giu.2013 - Ai microfoni di Radiolina, Pino Arlacchi denuncia il silenzio della Sardegna contro la decisione di trasferire nell'Isola il boss mafioso Totò Riina.
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Non sono una persona complicata. La mia vita pubblica ruota intorno a due cose: il tentativo di capire ciò che mi circonda, da sociologo, e il tentativo di costruire un mondo più decente, da intellettuale e militante politico.
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