(AGI) - Roma, 10 lug. 2010 - "La scelta di Yuri Fedotov come mio successore alla testa del programma antidroga e anticrimine dell'ONU pone fine ad otto anni di colpevole inazione e significa il ritorno del tema dei narcotici all'ordine del giorno della vita internazionale". Lo ha detto Pino Arlacchi, Direttore dell'UNODC dal 1997 al 2002, e attuale parlamentare europeo.
Duro attacco dell'europarlamentare dell'Idv al sottosegretario Carlo Giovanardi, titolare della delega della lotta contro le tossicodipendenze Pino Arlacchi, eurodeputato dell’Italia dei Valori, è il promotore riconosciuto della strategia internazionale della “war on drugs”. Dal 1997 al 2002 è stato a capo dell’UNDCP, l’Agenzia ONU contro la droga e il crimine. Durante il suo mandato, nel 1998, ha fatto approvare all’Assemblea generale delle Nazioni Unite una strategia decennale di riduzione della domanda di droghe e di eliminazione delle colture di oppio e coca in tutto il mondo, chiamata “Un mondo libero dalla droga”.
''Lo spettacolo indecoroso del Congresso provinciale Idv a Cosenza replica quello di Reggio Calabria ed e' un segnale d'allarme per il partito nazionale''. Lo afferma, in una nota l'europarlamentare Idv Pino Arlacchi.
Lo scontro tra il generale Stanley McChystal e l'amministrazione Obama e' una sostanziale "ammissione" che la guerra in Afghanistan e' stata persa". Il capo delle truppe americane nel paese asiatico, spiega all'AGI Pino Arlacchi, relatore per il Parlamento Europeo sull'Afghanistan, sembra aver preso atto che "la strategia civile-militare, che contemplava la sconfitta dei talebani risparmiando vittime civili e la costruzione dello Stato da parte del governo afghano. I due obiettivi sono falliti; i talebani sono ancora li' e il governo afghano non ha soldi per investire".
La presenza militare europea in Afghanistan va slegata dalla presenza nel sottosuolo del Paese asiatico di importanti riserve minerarie. A chiedere al Parlamento europeo un'indicazione esplicita in questa direzione e' Pino Arlacchi, relatore per l'assemblea di Strasburgo sulla nuova strategia per l'Afghanistan. "L'Unione Europea deve chiarire che la presenza delle truppe di alcuni suoi paesi membri in Afghanistan non ha nulla a che vedere con le risorse naturali del paese", ha spiegato l'eurodeputato dell'IDV, "aggiungero' un paragrafo al mio rapporto, e chiedero' al Parlamento europeo di dichiarare il suo disinteresse verso lo sfruttamento imperialista delle risorse del sottosuolo afgano".
Rome, June 7 (RIA Novosti) - International strategies to combat drug production in Afghanistan need complete revision, with Russia and the EU playing a decisive role, an Italian member of the European Parliament said.
Pino Arlacchi, a renowned expert on organized crime and drug trafficking, is to attend an international forum on combating Afghan drug trafficking in Moscow on Wednesday and Thursday.
"La nostra Carta non vieta di fare attività belliche, ma di dirlo" - Il Dossier
di Umberto Degiovannangeli
l'Unità, 28 mag.2010
Se quanto rivelato da l’Espresso «rispondesse al vero, sarebbe un fatto di gravità inaudita. L’Italia nega che in Afghanistan sia in corso una guerra e anche in guerra la Convenzione di Ginevra considera un atto illegale, un crimine ogni azione di rappresaglia». La vicenda è talmente grave che la fonte autorevolissima, con un passato di responsabilità ai massimi livelli in campo militare, preferisce non comparire. Il condizionale è d’obbligo, ma se ciò che l’Espresso ha documentato fosse vero, «ciò svelerebbe in modo inequivocabile che quella in Afghanistan non è una missione di pace, ma è una missione in cui i Paesi della Nato intervengono in un conflitto interno, svolgendo una attività militare di controinsorgenza. Un’attività bellica che la nostra Costituzione non ci consentirebbe», dice a l’Unità un magistrato e saggista, tra i più autorevoli studiosi del diritto internazionale. «Se fosse vero implicherebbe una violazione gravissima del mandato assegnato alle nostre truppe dal Governo e dal Parlamento italiano», sottolinea l’europarlamentare dell’Idv Pino Arlacchi, già vice segretario generale delle Nazioni Unite, relatore del Parlarmento di Bruxelles per l'Afghanistan.
Professor Arlacchi, ha ancora senso restare in Afghanistan per i soldati italiani? A parte il tributo di sangue, possiamo permetterci in tempi di crisi finanziaria come questi di sostenere costi così elevati per una missione che sembra senza vie d’uscita?
In passato sono stato a favore del ritiro immediato dall’Afghanistan. Ma dopo esserci stato due mesi fa, aver visitato il Paese, conosciuto i problemi immediati e concreti, parlato con il governo ed essere stato ad Herat con i nostri soldati, ho un’altra opinione. Devo dire che il ritiro immediato non è un’opzione seria, non ci possiamo ritirare punto e basta.
Rapporto fra Unione Europea e Afghanistan. Ascolta l'intervista di Tiziana di Simone a Pino Arlacchi, Presidente del Gruppo "Europarlamentari per l'Afghanistan".
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Non sono una persona complicata. La mia vita pubblica ruota intorno a due cose: il tentativo di capire ciò che mi circonda, da sociologo, e il tentativo di costruire un mondo più decente, da intellettuale e militante politico.
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