Ansa, Catanzaro, 30 apr.2010
«La festa del 1° maggio che quest’anno si celebra a Rosarno assume molti significati e non solo alla luce degli ultimi fatti di cronaca. Da anni – sostiene in una nota l’eurodeputato Pino Arlacchi - il mercato del lavoro è controllato dal potere mafioso e per anni amministratori locali, sindacati, uffici del lavoro non si sono posti il problema di indagare sul rispetto delle leggi da parte delle imprese mafiose, di opporsi all’egemonia dei datori di lavoro che hanno sfruttato la manovalanza locale, riducendo in schiavitù non solo gli extracomunitari di Rosarno, ma anche tutte le altre vittime del caporalato, i lavoratori stagionali costretti ad accontentarsi di niente, pur di non morire di fame».
«Rosarno – prosegue l’eurodeputato –è solo la punta dell’iceberg di un fenomeno incancrenito e che si estende anche ad altre zone del Mezzogiorno. Se la Calabria occupa ancora oggi gli ultimi posti in Italia per reddito, qualità della vita e occupazione è perché le infiltrazioni mafiose continuano a inquinare e a controllare larga parte della vita economica e politica del territorio, potendo contare sull’omertà e su rapporti clientelari».
«La festa del 1° maggio – conclude Arlacchi – deve essere quindi un’occasione per rilanciare il concetto di “trasformazione culturale” della Regione, per far sì che in Calabria, come anche in altre regioni, ci siano persone messe nelle condizioni di vivere realmente e con serenità il proprio “diritto al lavoro”. Perché questo avvenga, cittadini, associazioni e istituzioni devono promuovere insieme un progetto di ricostruzione del territorio, combattendo concretamente e in ogni modo tutte le forme di malgoverno, di compromesso e di mediazione mafiosa all’interno delle relazioni socio-economiche».