l'Unità, 15 gen. 2013
L'analisi di Pino Arlacchi
Cade oggi il ventennale dell´arresto di Totò Riina: un grande successo dello Stato che in un paese normale dovrebbe fornire l´occasione per ricordare che le forze della legalità non sono condannate sempre alla sconfitta. La cattura di Riina a meno di un anno da Capaci consolidò la riscossa antimafia successiva alle stragi. Dimostrò che Falcone, Borsellino, Chinnici e tanti altri non erano morti né soli né invano, e rilanciò lo scontro Stato-mafia su un livello ancora più alto. Solo due mesi dopo veniva rinviato a giudizio Giulio Andreotti sotto l´accusa di collaborazione con Cosa Nostra, la quale rispondeva con una seconda ondata di stragi.
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l'Unità, 11 gen. 2013
L'analisi di Pino Arlacchi
La relazione Pisanu colpisce nel segno. Decostruisce punto per punto l'ipotesi accusatoria dei pm palermitani sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia provando linesistenza del versante politico della stessa tramite una convincente sfilza di date, fatti e testimonianze.
Il documento si limita a questo. Il suo merito principale è la dimostrazione dell'inverosimiglianza di una connection Scalfaro-Mancino-Conso che tratta un armistizio con Cosa Nostra in cambio del suo abbandono della strategia terroristica culminata con Capaci.
Ma la relazione Pisanu ha anche dei difetti. Il suo limite maggiore è la mancata ricostruzione del contesto politico di quel terribile biennio '92-'93.
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(ANSA) - Catanzaro, 10 gen. 2013 - ''Un mafioso per caso, e un personaggio di notevole umanita', semplice e diretto, e un acuto osservatore del suo mondo rovesciato''. Lo dichiara in una nota Pino Arlacchi, autore del bestseller tradotto in 12 lingue ''Gli uomini del disonore'', pubblicato a cavallo tra le stragi di Capaci e Via D'Amelio, e presentato da Paolo Borsellino a Roma nel giugno 1992.
''Un uomo - dice Arlacchi - che ha commesso gravi crimini, e che ha saputo riscattarsi dando un grande contributo alle indagini contro la mafia siciliana. L'ho incontrato in segreto la prima volta per due settimane, e ho poi ricostruito le sue opere ed i suoi giorni in prima persona. Dai racconti di Calderone mi sono convinto della incredibile pochezza del materiale umano della mafia. I mafiosi sono piccoli uomini dentro grandi storie'', conclude Pino Arlacchi, che ha manifestato il suo cordoglio alla famiglia di Antonino Calderone.
(ANSA) - Catanzaro, 9 gen. 2013 - ''La relazione Pisanu sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia del 1992-93 sgonfia d'un colpo il pallone dell'inchiesta della Procura di Palermo riducendo la portata di quei fatti alla loro effettiva dimensione. Non ci fu alcun patto scellerato tra i vertici dello Stato da un lato - Scalfaro in testa e giu' per li rami fino ai carabinieri di Mori - ed i vertici di Cosa Nostra dall'altro'': cosi' Pino Arlacchi, tra i maggiori conoscitori della grande criminalita' ed amico dei giudici Falcone e Borsellino.
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3 gen. 2013
di Pino Arlacchi
I fan di Antonio Ingroia sono allarmati. I cronisti che negli ultimi anni hanno visto il loro status lievitare sulle, chiamamole così, indiscrezioni della Procura di Palermo fino al punto da fare invocare la separazione anche delle loro carriere da quelle degli inquirenti, non capiscono bene cosa stia succedendo. Altri prendono le distanze dagli attacchi a testa bassa che il loro ex eroe sferra contro l'establishment istituzionale e contro l'antimafia responsabile e legalitaria che l’ha finora tollerato. Ma pochi si rendono conto della coerenza delle posizioni espresse dal pm siciliano. Si tratta in realtà di una narrativa politica organica da considerare come tale, e da non liquidare sommariamente. Dopo avere concluso un’inchiesta che accusa i vertici "puliti" dello Stato - quelli del 1992-93 guidati da Oscar Luigi Scalfaro - di avere condotto una sordida trattativa con Cosa Nostra nello stesso momento in cui dichiaravano di volerla distruggere, trattativa che sarebbe costata addirittura la vita di Borsellino, Ingroia ha alzato il tiro. Ha accusato la Corte Costituzionale di avere emesso una sentenza politica dandogli torto in un conflitto con il Presidente della Repubblica. Napolitano è stato accusato a sua volta dalla muta giornalistica pro-Ingroia di coprire i reati commessi da un suo sodale della Prima Repubblica, Nicola Mancino, ministro dell’Interno durante la cosiddetta trattativa. Che sarebbe perciò l'atto fondante di una seconda Repubblica nata sulla menzogna e sul compromesso tra Berlusconi e la sinistra 'normale'.
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(Ansa) - Catanzaro, 29 dic. 2012
''L'attacco a tutto campo di Antonio Ingroia al segretario Pd e al Procuratore Grasso non e' cosi' sconsiderato come sembra. E' animato dalla stessa logica che ha portato alla costruzione mediatica della figura di Ingroia e alla sua candidatura a capo di una formazione estremista''. Lo afferma, in una nota, Pino Arlacchi, europarlamentare Pd, sociologo ed amico e collaboratore di Giovanni Falcone.
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(ANSA) -Catanzaro, 27 dic. 2012- Pino Arlacchi, responsabile sicurezza internazionale del PD, interviene sulla candidatura alle elezioni politiche di Piero Grasso, invitando ''a non confondere il Procuratore nazionale antimafia con Ingroia perche' 40 anni di servizio fanno la differenza''.
''Non approvo in linea di principio - afferma Arlacchi, che e' stato il fondatore della Dia e Direttore del Programma antidroga dell'ONU - le candidature dei magistrati perche' possono alimentare sospetti su loro decisioni passate e danneggiare cosi' la reputazione di imparzialita' dei giudici. Mi rendo conto, pero', che in questo momento tutti i partiti, eccetto quello di Berlusconi, stanno cercando di migliorare la qualita' della loro rappresentanza parlamentare. Comprendo percio' la decisione del mio partito sulla candidatura di Grasso. Tra pochi mesi Bersani si trovera' a governare un Paese afflitto da seri problemi di sicurezza pubblica ed e' necessario far valere a tutto campo competenze solide ed affermate come quella dell' attuale Procuratore antimafia''.
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l'Unità, 21 dic. 2012
di Pino Arlacchi
Leggo e rileggo carte giudiziarie da più di trent’anni e devo confessare che poche volte mi è capitato tra le mani un documento così scadente come la memoria dei PM di Palermo sulla cosiddetta trattativa stato-mafia del 1991-92. Non si tratta in effetti di un documento giudiziario, ma di una tirata politica di 26 pagine, che come tale non contiene né indizi né prove.
Salvo considerare prove le dichiarazioni di tre pentiti, gli accordi tra un confidente mafioso e un paio di carabinieri spregiudicati, oppure indizi le perplessità espresse da varie autorità del tempo sulla legge 41bis, il carcere duro per i mafiosi.
Nell’ inchiesta sulla presunta trattativa, le ovvie incertezze nel ricordare episodi e date di vent’anni fa da parte di testimoni incensurati sono diventate false testimonianze. E sono state ritenute invece credibili le dettagliatissime - e proprio per questo sospettabilissime - deposizioni su fatti della stessa epoca fornite da impostori da quattro soldi come Massimo Ciancimino. O da una sfilza di ex-killer, (Spatuzza and company) che in quanto tali non potevano sedere al tavolo dei negoziati ed hanno perciò parlato per sentito dire.
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Roma, 5 set. 2012 - (Adnkronos) - La trattativa tra Stato e mafia ''non e' mai esistita nei termini in cui viene definita, ovvero come una sorta di negoziato tra alte autorita' dello Stato e i capi della mafia siciliana. A meno che non venga elevato al rango di trattativa un determinato rapporto confidenziale che puo' essersi stabilito tra qualche esponente mafioso e politico''. Lo sottolinea Pino Arlacchi all'Adnkronos. Insomma, rileva l'europarlamentare, ''puo' essersi trattato di eventuali fatti minori che poi sono stati enormemente gonfiati fino a creare un caso mediatico e giudiziario''.
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12 mag. 2011
"L'avevo detto" non è mai elegante, ma credo sia giusto per i lettori del sito avere a disposizione le mie dichiarazioni (che risalgono a poco più di un anno fa) sulla vicenda Ciancimino.
Ho ricevuto qualche attacco per questi miei commenti, ma credo sia stato giusto farli, visti i danni che i creatori di Ciancimino icona dell’antimafia hanno fatto e continuano a fare alla lotta contro Cosa Nostra.
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